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I luoghi del cuore dell’architetto

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Arte

I luoghi del cuore dell’architetto

Non dovremmo considerarlo solo un libro di architettura, perché The Images of Architects è dedicato in realtà a tutti coloro che affidano alla matita, alla tela e alla macchina fotografica il compito di seguire una traccia e inserire quel fiume, quel bosco, quella facciata, quel tempio, quella chiesa in una memoria più grande. Una memoria per costruire case ed esistenze, che appartiene a noi quanto ai quarantaquattro grandi nomi dell’architettura contemporanea, a cui Valerio Olgiati nel triplo ruolo di curatore, architetto e autointervistato - e nella “trinità” risiede l’unico piccolissimo neo di questo bel volume edito dalla casa editrice svizzera The Name Books - ha chiesto di indicare le immagini e le radici visive all’origine di ogni processo creativo. Dall’inchiesta, introdotta da una breve nota biografica, sono nati quarantaquattro musei immaginari, 44 Collections by Unique Architects, che Olgiati - studi di architettura a Zurigo, mostra personale al MoMa di Tokyo nel 2011, oggi Full Professor all’Accademia di Architettura di Mendrisio – definisce «spiegazioni, metafore, fondamenta, intenzioni, confessioni poetiche e filosofiche».

Nelle confessioni al Dio padre dell’architettura, massimo dieci per ogni autore, Richard Rogers ha scelto la Torre Guinigi a Lucca e la splendida chioma di lecci che la radica al cielo, mentre Sou Fujimoto ha riportato gli alberi nelle foreste di Hokkaido e di Taiwan, contrappunto alla selva umana di un mercato sull’acqua di Bangkok. Cambia passo Kazuyo Sejima, per lei solo giardini, da quello di Monet a Giverny a quello di un’anonima casa giapponese. E se Peter Eisenman entra nell’ombra degli archi disegnati da Carlo Rinaldi per il cortile di Santa Maria in Campitelli a Roma, e se Smiljan Radic unisce il tondo delle cupole della Chiesa di San Salvatore a Venezia alla spirale del Museo Guggenheim di New York, Bijoy Jain preferisce perdersi nella facciata di un condominio sventrato a Mumbai, per poi scendere in strada di notte tra le zanzariere tese come l’ala di un insetto gigante, e infine raccogliersi davanti a un piccolo altare di piastrelle, a Revdanda. Architettura anonima anche per Cecilia Puga e nel suo cantico del cemento a vista splende l’archeologia militare, raccolta da Paul Virilio nel celebre volume Bunker Archéologie del 1975.

Un gesto, torna la pace, ed è l’Annunziata di Antonello da Messina, conservata a Palazzo Abatellis a Palermo ed eletta guida del viaggio in Italia da Peter Zumthor. Gli rispondono Alberto Campo Baeza con Casa Malaparte a Capri, Álvaro Siza disegnando il colonnato di Bernini a Roma, Go Hasegawa nell’inquadratura della Basilica di San Francesco di Assisi a punto di fuga prospettico, quindi Jacques Herzog e Pierre de Meuron, e la loro Italia è il ritratto di Aldo Rossi. A indicare la vita verso il nord d’Europa è il Crocefisso romanico di Villars-les-Moines, nel Musée d’art et d’histoire di Friburgo, immagine simbolo di Mario Botta. Seguono le arcate dell’Abbazia di Rievaulx nello Yorkshire, immortalate da Roger Fenton e inserite nell’album di David Chipperfield. Oltre, ancora i boschi di Northleach nel Gloucestershire, diario creativo di John Pawson, e infine, dopo i rilievi funerari di Sakkara, la Maison de Verre e la Basilica di San Lorenzo di Brunelleschi, Peter Märkli indica il cielo più profondo e confessa di ispirarsi alle linee semplicissime della Stazione Spaziale Internazionale, in orbita intorno alla terra. E terra estrema per viaggiare, fotografare, ricordare e costruire.

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