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Dossier Triplicati gli investimenti per le startup delle assicurazioni

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Triplicati gli investimenti per le startup delle assicurazioni

    • –di Gianni Rusconi

    Dai circa 750 milioni di dollari del 2014 agli oltre 2,65 miliardi del 2015: gli investimenti nelle startup tecnologiche attive nel settore assicurazioni, lo dicono i dati di Cb Insight, hanno conosciuto il classico botto, dimostrando come anche questa componente dell’industria finanziaria, più lenta a svilupparsi rispetto al fintech, si sia ora messa in moto. Per viaggiare a ritmi decisamente elevati. I finanziamenti verso le nuove imprese del mondo insurance hanno conosciuto infatti un andamento moderato dal 2010 fino all’inizio del 2014, con circa 2,1 miliardi di dollari raccolti complessivamente, e sono via via decollati per segnare cifre da record l’anno passato. Cosa ha cambiato le regole del gioco, a tutto beneficio delle startup? La combinazione di più fattori: al fianco dei venture capital e dei gruppi di private equity sono scese anche le compagnie di assicurazione per portare a circa 300 (rispetto ai 20 del 2010) gli investitori dell’ecosistema dell’insurance-tech. Cavalcare la parabola ascendente di questo fenomeno è stato un “leit motiv” per colossi come Aviva, Axa, Allian, Aig e MetLife, tutti pronti a scommettere su un business ormai maturo per ridurre i rischi di una “disruption” potenzialmente pericolosa e a mettere strategicamente un piede nell’universo dell’internet delle cose e dei tool di data analytics. Molte compagnie hanno così dato vita a fondi di venture capital in-house impegnandosi in oltre un miliardo di dollari di investimenti nelle startup. Secondo vari analisti, la consapevolezza di una necessaria trasformazione delle grandi compagnie assicurative è cresciuta al punto giusto e il boom di operazioni del 2015 (circa 110, con round da 500 milioni di dollari come quello registato per Zenefit) ne è la dimostrazione. La forte accelerazione sugli investimenti non sembra essersi ridimensionata nei primi mesi di quest’anno. Secondo i dati CB Insights, infatti, il primo trimestre del 2016 è stato il secondo più grande di sempre per i finanziamenti elargiti alle startup dell’insurtech, con circa 45 deal conclusi (parliamo a livello mondiale) e 650 milioni di dollari raccolti. La parte del leone, come spesso capita, l’hanno fatta gli Stati Uniti, dove si sono completate il 60 per cento delle operazioni. Fra queste quella che ha portato 400 milioni nelle casse di Oscar, una startup che offre assicurazioni sanitarie associate a un dispositivo indossabile e che ha ricevuto l’ottobre scorso 32,5 milioni di dollari da Google Capital, il fondo di equity del colosso di Mountain View. La più grande startup dell’insurtech rimane comunque la cinese Zhong An, con una valutazione di otto miliardi di dollari.

    Il fenomeno, ora, sta prendendo piede anche da questa parte dell’oceano e Londra si conferma il bacino di sviluppo ideale. E l’Italia? Gionata Tedeschi, managing director e responsabile digital e insurance strategy in Accenture, profila uno scenario positivo. «Anche il settore assicurativo – spiega - sta entrando in una fase di grande trasformazione digitale e l’Insurtech sta diventando, dallo scorso anno, un ambito in grado di catalizzare gli startuppers, con o senza l’affiancamento delle grandi compagnie assicurative». Le iniziative di incubazione sono diverse, così come lo sono gli ambiti progettuali, che vanno dalla connettività (le polizze legate all’IoT) alla personalizzazione, dove è forte la componente di strumenti di analytics. «Ed è proprio su quest’ultimo fronte, in cui convergono data modelling e utilizzo di nuove fonti informative, che vi sono le attese più ampie», conclude Tedeschi.

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