Dalle onde del mare potrebbe venire l’energia per alimentare i porti e le isole, per la dissalazione dell’acqua, per le piccole comunità costiere. Ci provano in tanti, soprattutto nel Regno Unito dove i test sono partiti già negli anni Ottanta, ma per ora nessuno ha realizzato una tecnologia su cui converga il consenso degli operatori. Fra i pionieri c’è 40SouthEnergy, fondata da Michele Grassi, con sede a Londra e a Pisa, che ha già messo in acqua un impianto operativo a Marina di Pisa, dove produce elettricità sufficiente ad alimentare una quarantina di famiglie. «Siamo gli unici a testare macchine che non galleggiano in superficie, ma vanno a intercettare l’energia in profondità», spiega Grassi, che è convinto di aver operato una scelta vincente. «L’ambiente di superficie è molto più energetico, ma le macchine galleggianti vengono spesso distrutte dalle tempeste e molti di quelli che ci hanno provato sono finiti in bancarotta», fa notare Grassi, che è stato sostenuto in diverse fasi da Enel Green Power e in questi giorni è in fase di aumento di capitale, con l’ingresso imminente di un importante socio industriale e di uno finanziario.
Esaurita la fase iniziale, è rimasta in piedi una decina di aziende, soprattutto inglesi ma anche scandinave e americane, che ora stanno arrivando a produrre le prime macchine commerciali. 40SouthEnergy è pronta alla sfida, con due diverse macchine in catalogo. «Speriamo di spuntarla fra le tecnologie vincenti di questo mercato, che si annuncia molto interessante», prevede Grassi, un matematico con all’attivo una laurea alla Normale, un dottorato all’Ucla, studi a Oxford e un decennio da ricercatore all’Università di Pisa. La più piccola delle sue macchine, l’H24 da 50 kilowatt, si appoggia sul fondo a una decina di metri di profondità, come a Marina di Pisa, ed è composta da una guida, lunga 24 metri, su cui è montata una componente mobile, che viene spostata avanti e indietro dalle onde e dalle maree.
Molto più efficiente del mini-eolico, con un costo dell’energia in autoconsumo già competitivo con l’elettricità della rete, l’H24 è facilmente scalabile fino a 500 kilowatt di potenza: posizionata in serie davanti alla diga foranea di Genova, ad esempio, potrebbe alimentare tutta la città, senza alcun impatto ambientale o visivo. Dai 50 metri di profondità in poi si utilizza invece una macchina più grande e molto più potente, la R115, che non è più appoggiata sul fondo, ma è composta da un sistema formato da due parti, posizionate a profondità diverse e collegate con otto “zampe”, come un ragno. Anche questo prototipo ha concluso con successo la fase sperimentale e ora può operare praticamente in tutte le condizioni.
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