ROMA
Gli 007 in mobilitazione, due agenti dell’Aise (il servizio segreto estero) sono da sabato in Bangladesh. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in rientro anticipato dal viaggio in Sudamerica per accogliere il volo di Stato che riporterà le salme dei nove italiani uccisi a Dacca. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ieri alla direzione del Pd: il terrorismo, rileva, va combattuto «con le armi dell’intelligence» ma anche con «la difesa dei nostri valori» a partire dall’educazione.
Tutte le istituzioni sono mobilitate davanti a una carneficina di italiani all’estero inferiore solo a quella di Nassiriya. Il rientro delle salme è previsto per stasera all’aereoporto di Ciampino, come ha fatto intendere il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. La Farnesina ieri ha rilanciato l’allerta sul Bangladesh: il sito “Viaggiare sicuri” è stato aggiornato e raccomanda agli italiani in Bangladesh la «massima prudenza, in particolare nei luoghi abitualmente frequentati da stranieri, e di limitare gli spostamenti, soprattutto a piedi, allo stretto necessario». E il sito degli Esteri aggiunge esplicito: «In considerazione della presenza nel Paese di formazioni di ispirazione jihadista, non si può escludere il rischio di possibili ulteriori atti ostili».
Molte dinamiche e cause della strage di Dacca restano da chiarire. La procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, chiederà ai colleghi dello Stato asiatico di avere copia degli atti dell’inchiesta. Giovedì il Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) sentirà il direttore dei Dis (dipartimento informazioni e sicurezza), Alessandro Pansa, e forse domani il numero uno dell’Aise, Alberto Manenti. Invariato, per ora, il dispositivo antiterrorismo sul territorio italiano: è stata intensificata l’attività di prevenzione ma al dicastero dell’Interno, guidato da Angelino Alfano, il dipartimento di Ps condotto dal prefetto Franco Gabrielli procede secondo uno schema che già vede l’allerta 2 - la massima possibile prima di un attacco concreto - in vigore da molti mesi. Sotto la guida dell’intelligence e della sua autorità delegata, il sottosegretario Marco Minniti, va accertato il vero potenziale di minaccia espresso nella strage: se si tratta, cioè, di gruppi locali senza legami diretti con l’Isis - le autorità locali parlano del gruppo Jmb - o se invece è partita una nuova offensiva all’estero dell’Islamic State. Da accertare anche i rapporti degli assassini con il Pakistan, fucina ben nota dei seguaci dell’Is.
Si profila anche l’ipotesi di rafforzare la rete dei nostri agenti nei 50 Stati dove siamo presenti. Sembra invece ormai venuta meno l’idea che l’attacco sia partito con lo specifico programma di uccidere innanzitutto e soprattutto italiani. Da Città del Messico, nell’incontro con il presidente Enrique Nieto, Sergio Mattarella sottolinea che «l’ordine internazionale basato su ideali di democrazia, pace, libertà e giustizia» è il vero obiettivo del terrorismo. «Una condizione minacciata dalla mano sanguinaria del terrorismo che pochi giorni fa ha colpito la capitale del Bangladesh, spezzando, insieme a molte altre, le vite di nove cittadini italiani» aggiunge il capo dello Stato parlando «con un’ombra di tristezza» della necessità di far «prevalere la cultura della vita contro l’oscurantismo della morte».
Renzi ieri ha detto che «dobbiamo avere la forza di non lasciarci abituare al terrore ma dobbiamo anche saper mantenere quei valori che i terroristi vorrebbero abbattere. Siamo di fronte a una terribile atrocità a cui dobbiamo rispondere - dice il premier - con i nostri valori, dobbiamo rispondere con la difesa della nostra identità che fa paura ai terroristi». Ma in Italia c’è anche un progetto al Viminale di un «albo degli imam» per garantire una professione religiosa senza derive fondamentaliste: «Oggi più che mai è attuale - spiega il viceministro Filippo Bubbico - per riconoscere saperi, competenze e dottrina ed emarginare usurpatori e improvvisatori. Ne parlerò al più presto con Alfano per rilanciarlo e portarlo a compimento».
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