Le polemiche sullo smartphone italiano ma troppo “made in China”, le sue pecche funzionali e i mancati aggiornamenti promessi. Il rischio di fare la fine di molte startup affacciatesi al mercato consumer. Su Stonex, da tempo, aleggiano parecchie nubi ma Davide Erba, giovane imprenditore che nel 2009 ha dato vita a questa realtà brianzola specializzata anche nella produzione di strumenti di misurazione per il territorio, ha per la sua creatura idee molto chiare. «Posso confermare che Stonex positioning, la divisione di Stonex relativa agli strumenti di misurazione, sta confluendo in un gruppo cinese quotato in Borsa ed è per questo che, al momento, non possiamo rilasciare nessuna informazione dettagliata in merito. Si tratta di un accordo importante, i cui dettagli li renderemo noti a breve», spiega al Sole24ore. Di questo gruppo con cinquemila dipendenti e due miliardi di dollari di capitalizzazione, il manager brianzolo è diventato di recente responsabile dello sviluppo ed ecco spiegato il prossimo colpo in canna: inglobare Stonex nell’azienda asiatica, rendendo l’azienda di Lissone - oltre 250 persone a libro paga, fra dipendenti e collaboratori, e un fatturato superiore ai 40 milioni di euro - parte integrante di una realtà globale.
Quanto al business degli smartphone, l’imput che rilascia Erba è molto esplicito: «abbiamo rilasciato a inizio settimana (lunedì 27 giugno, ndr) l’ultimo aggiornamento del sistema operativo di Stonex One che riguarda la nuova app camera, il bug fixing e la stabilità del sistema». L’intento di fare concorrenza ai colossi del mondo mobile, da Samsung in giù, con il primo smartphone “low cost” tutto italiano e sviluppando una piattaforma di messaggistica gratuita (CaioIM) che fa il verso a WhatsApp quindi non muore. Anzi.
Poco più di un anno fa veniva annunciato Stonex One, dispositivo poi arrivato sul mercato lo scorso settembre con la promessa di essere un ottimo cellulare di fascia media. Il mercato, finora, non lo ha premiato come tale ma quella dell’azienda di Lissone rimane una scommessa aperta rispetto a due punti fermi: concept italiano e assemblaggio in Cina (a produrre il telefono è Amoi). Perché, come ha ricordato di recente lo stesso Erba, «è impossibile fare diversamente». Stonex guarda quindi avanti confermando la ricetta del suo fondatore per fare business, e cioè quella di «non fossilizzarsi mai in un solo Paese, scegliere di volta in volta un mercato e un settore di nicchia in cui svilupparsi, perché più il settore è di nicchia e più ti garantisce».
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