In attesa del 2020, quando si presume che la sfida nel campo delle self-driving car entrerà nel vivo, i costruttori procedono a pieno ritmo con le sperimentazioni. In casa Ford, dopo aver svelato all'ultimo Salone di Francoforte una nuova funzionalità (Active Speed Limiter, già disponibile come opzione in Europa a 560 euro) che consente al guidatore di pre-configurare una sorta di pilota automatico per ridurre la velocità del veicolo entro i limiti, sembrano abbiano rotto finalmente gli indugi nel cammino di sviluppo verso l'auto che si guida completamente da sola.
La compagnia dell'Ovale Blu Ford è infatti il primo automaker ad aver effettuato una simulazione della propria tecnologia di self driving presso la neonata struttura Mcity realizzata della University of Michigan all'interno del proprio Mobility Transformation Center. Un'area di circa 130mila metri quadrati la cui peculiarità è quella di riprodurre in tutto e per tutto una vera città fatta di semafori, attraversamenti pedonali, indicatori di corsia, marciapiedi, ciclabili, idranti, segnaletica verticale, rotonde e tunnel. Un contesto quindi ideale in cui testare le capacità e le tecnologie delle auto a guida autonoma.
Sulle strade di Mcity, affrontando asfalto, cemento ma anche fondi stradali in mattoni e sterrati, si è cimentato il prototipo Fusion Hybrid Autonomous Research Vehicle, una vettura equipaggiata con un complesso sistema di sensori Lidar (Light Detection and Ranging), videocamere, radar e mappe 3D della strada per l'analisi in tempo reale dell'ambiente circostante. Il progetto di Ford risale al 2013 ed è nato in collaborazione con la stessa University of Michigan e State Farm Insurance.
L'obiettivo è noto: rilevare e interpretare ciò che avviene intorno alla vettura, elaborare i dati tramite appositi algoritmi ed equipaggiare tale sistema, una volta perfezionato del tutto, sui veicoli di prossima generazione.
Il test in questione è quindi una pietra miliare dell'auto self driving di Ford tanto più che, come ha ricordato in una nota Ryan Eustice, professore associato della University of Michigan, “ogni miglio percorso rappresenta 10, 100 o 1.000 miglia di guida su una strada reale in termini di abilità nel comprendere come si verificano gli eventi in situazioni difficoltose”.
In Ford, da tempo, sono convinti del resto che il futuro della mobilità debba passare dalla disponibilità a bordo auto - ma anche su mezzi a due ruote (vedi le “electric bike” MoDe:Me presentate all'ultimo Mobile World Congress di Barcellona lo scorso febbraio) e di trasporto pubblico - di tecnologie e sistemi in grado di rendere più piacevoli e sicuri gli spostamenti. Raj Nair, il vicepresidente della divisione Global Product Development di Ford, è stato in proposito esplicito. “Mettere alla prova la flotta di veicoli autonomi a Mcity – ha detto il manager – è uno step importante per arrivare a migliorare la vita di milioni di persone, rendendo più efficiente la loro mobilità”.
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