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L’esperienza dell’art bonus potrebbe essere trasferita alla musica…

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la proposta Rampi per rivedere le norme del 1931

L’esperienza dell’art bonus potrebbe essere trasferita alla musica dal vivo

«L’esperienza dell’art bonus potrebbe essere trasferita alla musica dal vivo». La proposta arriva, in un’intervista al Sole24ore.com, dal deputato dem, Roberto Rampi, che ha presentato questa mattina una proposta di legge per disciplinare le attività contemporanee popolari dal vivo, Tax credit per gli investimenti, semplificazione dei processi amministrativi, finanziamenti agevolati per ammodernare le attrezzature, riconoscimento della musica come leva culturale fondamentale per il Paese sono gli ingredienti principali della proposta di legge. In un Paese dove, per esempio, il 78,8% degli italiani lo scorso anno non ha assistito a un concerto, dove nove italiani su dieci non sanno cosa sia un concerto di musica classica. Insomma «l’Italia è fanalino di coda nella fruizione della cultura intesa in senso ampio», si legge nella proposta di legge.

Leggi il testo della proposta di legge C 3842

La disciplina attuale è datata 1931
«Una legge non più rinviabile in un settore che vive grandi difficoltà», sottolinea Rampi, e può contare solo su una vecchia disciplina che si basa ancora su norme previste da un regio decreto del 1931 (n. 773). La proposta di legge è costutuita da due articoli in tutto, il primo per delineare il perimetro della delega al governo per disciplinare le attività musicali contemporanee popolari dal vivo, il secondo per la copertura finanziaria (50 milioni l’anno a decorrere dal 2017). Una delega nella quale il Governo avrà sei mesi di tempo per adottare un decreto legislativo che riformi le attività musicali contemporanee popolari dal vivo, valorizzandole come componente fondamentale del patrimonio culturale, artistico, sociale ed economico del Paese.

Revisione della normativa fiscale e incentivi ai giovani
Un Fondo presso il ministero dei Beni culturali dovrà mirare a un riequilibrio nelle aree dove la diffusione di musica dal vivo è carente. Previsti anche un ammodernamento tecnologico delle strutture e la promozione e il sostegno a nuovi autori e artisti di musica contemporanea dal vivo, compresa la realizzazione di spettacoli. Sì anche a una semplificazione delle procedure e delle normative sulla sicurezza degli spettacoli. Poi revisione della normativa fiscale, applicando un’aliquota unica dell’Iva, per eliminare le disparità tributarie esistenti. Norme, poi, per avvicinare i giovani alla musica, prevedendo una quota di riserva per opere prime e seconde dei talenti emergenti nella programmazione radiofonica nazionale.

“L’esperienza dell’art bonus potrebbe essere trasferita alla musica dal vivo. Oggi molte delle norme parlano più di pubblica sicurezza, ordine pubblico, sicurezza sul lavoro che di musica”

Roberto Rampi, deputato dem 

Oggi le norme parlano più di pubblica sicurezza che di musica
«Oggi molte delle norme parlano più di pubblica sicurezza, ordine pubblico, sicurezza sul lavoro che di musica», spiega il deputato Roberto Rampi. Per esempio, sottolinea Rampi, le norme sulla sicurezza sul lavoro non tengono conto della specificità del settore. Per esempio, racconta, i «camion per le tournée musicali devono ogni volta chiedere una deroga alle norme sulla circolazione dei mezzi pesanti, anche se la maggior parte dei concerti si svolgono nel fine settimana. E quindi servirebbe una deroga in pianta stabile». Nel riordino complessivo anche attenzione anche a chi lavora nel settore. «Servirebbe poi anche un riconoscimento dei lavoratori - sottolinea Rampi - non solo i volti noti che salgono sul palco, ma anche i musicisti e i tecnici che lavorano alla macchina di un concerto hanno bisogno di tutela».

Art bonus a quota 100 milioni

Riordino degli sgravi a tempo ottenuti dal settore
«Il tax credit poi - sottolinea ancora Rampi - necessita di un riordino degli sgravi a tempo ottenuti». La musica, sottolinea ancora Rampi, «svolge anche una funzione aggregativa e lo spettacolo dal vivo è fondamentale anche per l’integrazione delle periferie. È un fattore di democrazia non dividere la cosiddetta musica colta da quella popolare, ricordare che c’è una storia della musica popolare che non sono solo canzonette».

I cantanti: il mondo discografico si è polverizzato
Molti artisti sperano in una rapida approvazione della legge. «Sono cose che chiediamo da decenni a tutti i governi - dice Amedeo Minghi - e nel frattempo il mondo discografico si è polverizzato. Mettiamo in moto un meccanismo economico enorme, ma gli artisti sono quelli che hanno meno ritorno e le cifre che si raccolgono sono notevolmente più basse di prima, soprattutto rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea». Sulla stessa linea Massimo Di Cataldo: «È una legge molto importante che riguarda i lavoratori. Fare il musicista è un mestiere e chi lo fa deve avere i suoi diritti come avviene all'estero». Sottoscrive la proposta anche Noemi, che pensa in particolare «a chi suona nei locali e non ha una struttura di regole e leggi che li difenda soprattutto per quel che riguarda i contributi. Spero che si possa fare qualcosa per chi ha fatto della musica la sua vita e il suo mestiere». Il rapper Shade «spera che questa legge tuteli anche le generazioni più giovani».

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