ROMA
Ci sono lo choc, il cordoglio e il dolore nelle reazioni allo scontro tra i due treni tra Corato e Andria costato la vita ad almeno 25 persone. Ma c’è anche la rabbia per quello che si poteva fare per prevenire il dramma e non si è fatto. «Bisogna fare piena luce su questa inammissibile tragedia», ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Occorre accertare subito e con precisione responsabilità ed eventuali carenze». Di «tanta, tanta rabbia» ha parlato esplicitamente il premier Matteo Renzi, accorso in serata sul luogo dell’incidente e poi in prefettura a Bari per presiedere una riunione del coordinamento soccorsi: «L’Italia ha diritto di conoscere la verità, pretendiamo chiarezza su quanto è avvenuto».
«Il governo non farà sconti a nessuno», ha chiarito la ministra Maria Elena Boschi, che si è detta «con il cuore accanto alle famiglie delle vittime e dei feriti». Tra i primi a giungere sul posto, ieri, il titolare dei Trasporti Graziano Delrio, che oggi riferirà alle 13 in Aula alla Camera e alle 18.30 al Senato e che ha già annunciato una commissione d’indagine.
Quella pugliese «è una tragedia per tutto il Paese», ha subito commentato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Una tragedia che «pone la questione più complessiva della dotazione infrastrutturale del nostro Paese, in particolare per il Sud. Il Mezzogiorno - ha aggiunto - deve collegarsi al mondo e tornare a essere centrale tra l’Europa e il Mediterraneo. I fondi ci sono, devono essere intercettati. Quello che serve è definire le priorità».
E i fondi c’erano, come ha ricordato il deputato M5S Giuseppe D’Ambrosio, sottolineando che «non si può parlare di incidente»: a giugno 2013, in un’interrogazione agli allora ministri dei Trasporti e delle Politiche europee (Maurizio Lupi ed Enzo Moavero Milanesi) rimasta senza risposta, il parlamentare aveva chiesto lumi «sul mancato raddoppio della linea pugliese finanziato con 180 milioni, il cui collaudo era stato inizialmente previsto a dicembre 2015. Ma il progetto per la tratta Corato-Barletta era stato “traslato” proprio a luglio 2016».
Un tragico paradosso, confermato dal sindaco di Andria Nicola Giorgino e da una nota dalla Regione Puglia, guidata da Michele Emiliano, che non si dà pace ed è rimasto tutto il giorno a coordinare le operazioni di soccorso. Il potenziamento della tratta su cui è avvenuto lo scontro era stato inserito nella programmazione dei Fesr 2007-2013 e approvato ad aprile 2012. Nel 2015 la Giunta ha disposto che gli interventi incompiuti, tra cui quello, fossero traslati sulla nuova programmazione 2014-2020: «Il progetto del raddoppio della Corato-Andria è stato messo a gara in data 19 aprile 2016 per un importo a base d’asta di 31.641.789,85. I termini per la presentazione delle offerte scade il 19 luglio prossimo». Troppo tardi. Quella tratta resterà marchiata dall’orrore senza fine di cui parlano tutti i testimoni.
Resta lo strazio dei familiari delle vittime, per le quali Papa Francesco ha assicurato «fervide preghiere di suffragio», affidando alla protezione della Vergine Maria «quanti sono colpiti dal drammatico lutto». Rimane la vicinanza espressa da tutte le istituzioni, dai leader esteri, da Jean-Claude Juncker a Vladimir Putin, dal capo della Polizia Franco Gabrielli che ha perso nello scontro il vicequestore aggiunto Fulvio Schinzarie ha espresso «enorme dolore». Il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini ha replicato allo scrittore Roberto Saviano, secondo cui «Renzi ha il compito non di individuare i responsabili, ma di rendere dignitoso il servizio ferroviario, che è abbandonato». «Caro Saviano, siamo al “piove, governo ladro», ha risposto Nencini. Sottolineando che tra il 2015 e il 2016 le risorse per la “cura del ferro” sono state di 18 miliardi, mentre nel 2014 erano state di 4,7 miliardi.
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