Cultura

La Swinging London fa tappa al Victoria & Albert Museum

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Londra

La Swinging London fa tappa al Victoria & Albert Museum

LONDRA - Cinque anni che hanno cambiato la nostra vita. Il periodo 1966-1970 va ricordato e celebrato, secondo il Victoria & Albert Museum, che cogliendo l'occasione del cinquantesimo anniversario ha organizzato una grande mostra dedicata alla “rivoluzione pacifica” che ha trasformato la società di allora.
In quel quinquennio in Gran Bretagna l'omosessualità è stata depenalizzata, l'aborto è diventato legale, le donne hanno ottenuto il diritto a essere pagate quanto gli uomini e a poter usare la pillola anche se non sposate. In un contesto di grandi trasformazioni sociali si sono inserite la moda e la musica come espressioni di innovazione e di protesta.

Il primo oggetto in mostra risale a cinquecento anni fa: è una copia originale di Utopia di San Tommaso More, pubblicata nel 1516, a rappresentare il sogno di un mondo migliore che ha alimentato le ribellioni degli anni Sessanta.
La mostra è poi divisa in sei sezioni, ognuna una “full immersion” non solo visuale in 3D ma anche sonora, grazie alle cuffie Sennheiser (che nel 1968 aveva inventato le prime cuffie per ascoltare la musica).

La prima sala è un viaggio nella celebre Carnaby Street, simbolo della “Swinging London” diventata il centro della cultura, della moda, della musica, dell'arte e della fotografia degli anni Sessanta, con l'immancabile minigonna inventata da Mary Quant e la modella Twiggy.

La seconda sezione è dedicata ai club e alla cultura “underground”, l'utilizzo di droghe e la fase psichedelica, coronata dall'uscita di Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles nel giugno 1967. In mostra i testi originali delle canzoni, disegni e illustrazioni e anche le divise colorate indossate dai Fab Four in copertina. Il titolo della mostra, Revolution, è ispirato dalla canzone dei Beatles del 1968 con il suo testo che “tutti vogliamo cambiare il mondo”.

La terza sala porta dai club alla strada e alle proteste di piazza, ricreando l'ambiente delle manifestazioni studentesche a Parigi nel 1968 e le dimostrazioni contro la guerra in Vietnam, ma anche l'ascesa delle Pantere Nere negli Usa.

Con un brusco passaggio dall'idealismo al consumismo, la quarta sala porta nel mondo contrastante del boom della pubblicità legato all'aumento dei redditi medi e al dominio sempre più incontrastato della televisione.

La quinta sala ha schermi giganti tutt'intorno, tappeti e grandi cuscini per terra che invitano a sdraiarsi e a entrare nel mondo del festival di Woodstock del 1969, quattro memorabili giorni di “pace e musica”, con filmati dell'epoca e gli strumenti e abiti originali di Jimi Hendrix, gli Who e Jefferson Airplane.

L'ultima sala esplora le comunità alternative spuntate in California in seguito alla rivoluzione degli anni Sessanta e il loro tentativo di creare un modo diverso di vivere all'insegna del ritorno alla natura, dell'amore libero e della musica, respingendo “il sistema” e le istituzioni. Qui è nato l'interesse per l'ambiente e il movimento ‘verde'.

“Revolution non vuole essere un viaggio nostalgico nel passato fine a se stesso, - spiega Victoria Broakes, direttrice della mostra. – E' un invito alla riflessione, dal punto di vista di oggi, periodo in cui c'è molto meno ottimismo e idealismo ma lo stesso forte desiderio di cambiamento.”

You say you want a Revolution? Records and Rebels 1966-1970
Fino al 26 febbraio 2017
Victoria & Albert Museum, Londra
www.vam.ac.uk/revolution

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