Norme & Tributi

I pericoli dell’abolizione dell’Irpef sui redditi agrari

  • Abbonati
  • Accedi
fisco

I pericoli dell’abolizione dell’Irpef sui redditi agrari

Potrebbe essere un errore la previsione di cui si discute in questi giorni di abolire l’Irpef sui redditi dei terreni degli imprenditori agricoli e potrebbe andare contro il loro interesse. Non è ancora chiaro in cosa consista l’esenzione ma l’ipotesi preoccupa gli addetti ai lavori. Infatti la tassazione dei redditi dei terreni avviene mediante l’utilizzo delle rendite catastali che prescindono dal reddito effettivo. Il proprietario dichiara il reddito dominicale rivalutato dell’80% e ulteriormente rivalutato del 30%. Per i terreni non affittati soggetti a Imu il reddito dominicale non è soggetto a Irpef. Il reddito agrario viene dichiarato da chi conduce il terreno e la tariffa d’estimo risultante in catasto viene rivalutata del 70% e ulteriormente rivalutata del 30%. La seconda rivalutazione del 30% non si applica per i terreni posseduti o coltivati da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali.

Le tariffe d’estimo non sono elevate; ad esempio per un ettaro di terreno seminativo, sommando reddito dominicale e agrario, non si arriva a 500 euro di reddito. Generalmente il reddito catastale è inferiore al reddito effettivo specialmente in presenza di agricoltura specializzata e intensiva. L’abolizione dell’Irpef sul reddito catastale dei terreni è da scongiurare in quanto il reddito agrario è il pilastro su cui poggia l’intero sistema fiscale delle imposte dirette per il settore agricolo. Eliminando l’Irpef sul reddito agrario viene meno la struttura portante di un regime fiscale semplice, non oneroso, che può garantire certezza al fisco e all’impresa agricola la quale può con estrema facilità prevedere il proprio carico tributario.

Preoccupano gli effetti conseguenti per le attività agricole connesse compresa la produzione di energia elettrica e per l’allevamento intensivo. Infatti anche la trasformazione o la manipolazione di prodotti agricoli rientra nel reddito agrario se i prodotti ottenuti sono compresi nell’elenco del Dm 13 febbraio 2015; si tratta di attività con un elevato valore aggiunto e appare incoerente che non abbiano tassazione qualora venga abolita l’Irpef sul reddito agrario.

Anche la produzione di energia elettrica rientra nel reddito agrario relativamente alla tariffa incentivante e a quella rientrante nella franchigia (260.000 kwh per il fotovoltaico e 2.400.000 per il biogas). In sostanza la stragrande parte del reddito è compresa nella tariffa di reddito agrario che se non verrà più dichiarata occorre stabilire che anche la produzione energetica sia esente. Poi ci sono gli allevamenti di animali con terreno potenzialmente insufficiente a produrre almeno un quarto dei mangimi necessari. Il meccanismo previsto dall’articolo 56, comma 5, del Dpr 917/86 prevede che gli animali eccedenti il reddito agrario, vengano tassati mediante un apposito coefficiente (Dm 20 aprile 2006). Il reddito agrario è l’aggancio per applicare questo regime forfetario. Il reddito agrario ha sempre rappresentato una protezione in base alla quale l’imprenditore agricolo poteva difendersi da qualsiasi accertamento fiscale, in quanto la rendita catastale è assorbente del reddito effettivo relativo a tutte le attività rientranti nell’articolo 32 del Dpr 917/86. Eliminare l’Irpef sul reddito agrario dà la sensazione di essere scoperti.

Ma l’aspetto che lascia perplessi è che l’imprenditore agricolo in caso di abolizione dell’Irpef sui redditi dei terreni non presenterà nemmeno il modello Unico, ove non possieda altri redditi. Quindi avremo molte migliaia di persone che a fronte di un normale andamento familiare (possesso dell’autovettura, acquisto di beni di consumo ecc.) non saranno contribuenti ai fini fiscali. Lo spesometro (accertamento sintetico) impazzirà nel verificare consumi da parte di soggetti sconosciuti al fisco; non sorprenderebbe di leggere statistiche approssimative che parleranno di molti “evasori totali”. Presentare la dichiarazione dei redditi è una questione di dignità a cui molti agricoltori non vogliono rinunciare.

© Riproduzione riservata