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Dossier Bertolucci: «Per Ultimo tango a Parigi avrei voluto Belmondo o…

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Dossier | N. 24 articoliFesta del Cinema di Roma

Bertolucci: «Per Ultimo tango a Parigi avrei voluto Belmondo o Delon. Poi arrivò Brando»

Bernardo Bertolucci
Bernardo Bertolucci

Bernardo Bertolucci, fra aneddoti e leggende, si racconta alla Festa del Cinema di Roma in un viaggio indientro nel tempo che prende il via dai tempi di Strategia del Ragno, film del 1970 con Alida Valli. «Nell’estate di grazia del '69 quando mi arrivò la luce verde per preparare Il Conformista dal romanzo di Moravia'», fino ad arrivare a oggi, all'ultimo film di 4 anni fa, Io e te, e al futuro magari in digitale «tanto abbiamo tempo e faremo tutto».

Standing ovation e sala esaurita
Sala esaurita e standing ovation per lui, il maestro che racconta Novecento e tutte le trattative per la lunghezza dell’opera, 5 ore, e le versioni brevi richieste dalla Paramount, «che in sala lo affogò come un gattino ». Poi il ricordo del padre, «Attilio cui devo tutto, anche l'amore per il cinema. Il primo film che mi portò a vedere fu Biancaneve, terrificante e sadico».

Bertolucci, da Brando volevo un primo piano alla Francis Bacon

Per l’Ultimo tango voleva Belmondo o Delon, ma Marlon «è l’uomo più bello del mondo»
Poi il racconto della scelta del protagonista di Ultimo tango a Parigi. Bertolucci all’inizio voleva Jean Paul Belmondo: «mi ricevette, gli proposi il film e quasi mi cacciò dicendo che era un film osceno. Ci rimasi malissimo. Poi lo proposi ad Alain Delon che lo voleva fare ma anche produrre ma non era possibile, poi arrivò Brando. Dopo il suo sì lo portai a vedere la grande retrospettiva a Parigi delle opere di Francis Bacon, quei primi piani dovevano ispirarlo così tragici, quello volevo da lui e mi sembra di esserci riuscito». Marlon Brando? «L’uomo più bello del mondo, su questo non si discute proprio».

Strappò il giudizio di Godard sul Conformista
Aneddoti e leggende - il vero numero di Godard in una scena del Conformista - e il senso di potere dopo il successo di quel film «avrei potuto fare tutto, una cosa che succede di rado. Feci Novecento in omaggio al Pci ma lo rifiutarono orribilmente e ancora ne soffro». I suoi riferimenti? Rossellini e Godard, ma non solo. «Tutti i registi che amo sono stati dei ladri di cinema, chi è che non ha scopiazzato scene inquadrature personaggi, l’importante è non farsi scoprire». Miti con cui è stato anche in lotta come quando attendendo il giudizio di Godard per il Conformista, il regista francese neppure lo salutò e gli consegnò un biglietto: «”bisogna lottare contro l'individualismo e l’egoismo”. Io furioso lo strappai, oggi invece mi piacerebbe averlo conservato».

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