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Dossier "L'arma più forte", la storia dell'uomo che…

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Dossier | N. 24 articoliFesta del Cinema di Roma

"L'arma più forte", la storia dell'uomo che inventò Cinecittà

A 80 anni dalla posa della prima pietra a Cinecittà, arriva "L'arma più forte", il documentario prodotto dall'Istituto Luce che racconta la storia di Luigi Freddi, l'uomo che inventò "la fabbrica dei sogni" tutta italiana. Presentato ieri in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, il film - diretto dal regista Vanni Gandolfo e nato da un'idea di Valeria della Valle, docente di Linguistica italiana alla Sapienza di Roma - rievoca la vita di quello che è stato a lungo considerato, negli anni successivi alla caduta del regime fascista, solo uno dei più influenti gerarchi del cinema del ventennio.

Un'immagine di Luigi Freddi

La storia
Attraverso le immagini dell'Archivio Luce e le musiche originali di Gabriele Coen e Mario Rivera, Gandolfo racconta la storia di Freddi: futurista con Boccioni e Marinetti, interventista, volontario nella prima guerra mondiale, legionario dannunziano a Fiume, giornalista, appassionato di aviazione, fascista (guarda il trailer). Ma la passione dominante nella vita di Freddi, morto nel 1977, fu quella per il cinema, nata negli anni Trenta durante i viaggi a Hollywood, dove osservò e studiò tutti gli aspetti della produzione cinematografica americana e conobbe famosi produttori e registi americani. È lo stesso Freddi, direttore della cinematografia dal 1934 al 1939, a raccontare, con la voce di Diego Abatantuono, la storia della propria vita, i rapporti col duce, la volontà di fare piazza pulita del vecchio cinema e di organizzare una vera e propria politica cinematografica di stato, l'ambizioso progetto di far nascere una città del cinema con impianti all'avanguardia, ideata in stile razionalista dal celebre architetto Gino Peressutti.

Un uomo animato da un'autentica passione per il cinema
Con l'oblio calato sul ventennio «Freddi è stato volutamente dimenticato - spiega Gandolfo, regista per cinema e tv, autore di 30 documentari tra cui anche "Me ne frego! Il fascismo e lingua italiana" scritto sempre con Valeria della Valle - ma a ottant'anni dalla nascita di Cinecittà è importante che si torni a parlare chi l'ha voluta e realizzata, di un uomo animato da una passione vera e profonda per il cinema».
Durante la lavorazione del documentario «è stato molto difficile mantenere l'equilibrio» aggiunge il regista, spiegando che il lavoro di ricerca ha portato alla luce anche «decine e decine di foto con dedica da parte delle più grandi star del cinema hollywoodiano, a dimostrazione che Freddi era stato capace di creare qualcosa di grande e molto rispettato dagli stranieri». Così, grazie al film, la voce del protagonista sconfitto e dimenticato di un pezzo di storia riemerge dal passato e racconta con dolore, con rabbia, ma con immutato amore per la settima arte, il suo personale punto di vista sulla costruzione di una "fabbrica dei sogni" interamente italiana e sul tentativo di fare del cinema italiano "l'arma più forte".

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