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Dossier Jovanotti show sul red carpet della Festa del cinema

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Dossier | N. 24 articoliFesta del Cinema di Roma

Jovanotti show sul red carpet della Festa del cinema

È stato un autentico show quello di Jovanotti sul red carpet della Festa del Cinema di Roma. Il cantante ha saltato e ballato al photo call sulle note delle sue canzoni più conosciute, da La mia ragazza è magica a Il più grande spettacolo dopo il Big Bang. È anche salito sulle transenne con l’aiuto della security e ha improvvisato un mini show per tutti i fan rimasti fuori dalla sala Sinopoli dove lo attendeva l'incontro- intervista con il direttore artistico Antonio Monda. Una sala da 1.100 posti gremitissima, dove Lorenzo Cherubini - che ha già ventotto anni di carriera alle spalle - era atteso da un pubblico di tutte le età. Compreso il ministro Franceschini presente in sala.

Chiodo e barba d’ordinanza, ha il cinema nel cuore
Chiodo di pelle multicolore, barba d'ordinanza si presenta ad Antonio Monda come un ragazzo comune ma non un cinefilo, ma poi cita tutta una serie di registi che ha dovuto escludere che indica esattamente il contrario, da Kubrick a Kurosawa, da Larrain a Ridley Scott. A cinquant’anni suonati, pieno di energia, ha parlato dei film che hanno segnato la sua vita, da The Blues Brothers («Una botta») a Saturday night Fever , il suo primo film visto illegalmente in quanto vietato ai minori («ero abbastanza alto e alla fine mi hanno fatto entrare»), fino a Kill Bill.

Il film più amato è Amarcord
Il film più amato resta Amarcord di Federico Fellini, di cui ricorda in particolare la scena in cui Ingrassia sale su un albero e invoca una donna: '«l'idea della canzone Le tasche piene di sassi l'horubata allo zio Teo (Ingrassia) che li portava in tasca perché erano belli. Anche io li trovo belli. Sono cresciuto con una zia, sorella del mio babbo, che si chiamava Silvana che è rimasta una bambina tutta la vita. Tutti le volevamo bene: io ho sempre pensato che la presenza dell'irrazionale in una famiglia è in fondo un dono che Dio ci fa».

Insospettabile la sua passione per François Truffaut
Insospettabile la sua passione per I 400 colpi di François Truffaut, dove Lorenzo è stato colpito «dall'immensa solitudine di un bambino a Parigi, che mi ha coinvolto anche se non vivevo quella condizione. Lo vidi da bambino e mi identificai in questo bimbo e nella sua solitudine. Truffaut ha fatto con me quello che il cinema deve fare: farmi sentire meno solo», ha detto ai giovani accorsi a sentirlo.

Bud Spencer? Assomigliava a mio padre
Poi Altrimenti ci arrabbiamo, con Bud Spencer e Terence Hill. «Bud Spencer assomigliava a mio padre - ha detto Jovabotti - e questo mi permetteva di guardare mio babbo diversamente, con un potenziale di simpatia che quando sei piccolo in tuo padre non vedi. Mi piacciono le scene di distruzione, dove si rompe tutto. Serve per liberare in te quella parte molto connessa con l'infanzia in cui hai voglia di sfasciare tutto per poi ricostruire. Il cinema ha questa capacità di rappresentare la distruzione in maniera poetica, dove nessuno si fa nulla».

Il Nobel a Dylan: è un premio a lui, non alla musica pop
Spazio anche a un commento sul neo Premio Nobel per la letteratura Bob Dylan. «Credo sia un premio non alla musica pop ma a Bob Dylan, e ci sta assolutamente. Non c'è dubbio che lui abbia la potenza che so di William Blake, anche se io non sono titolato per esprimere un'opinione».

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