Auto che guidano da sole. È questo il tema (forse sarebbe meglio chiamarlo tormentone) del momento e occorre fare chiarezza, perché di confusione sui media online e offline ce n’è stata anche troppa. Innanzitutto sgombriamo il campo dalle bufale e dai proclami di marketing, soprattutto quando si parla di aziende che non costruiscono (e non costruiranno) autovetture. Spesso chi offre solo servizi digitali di mobilità vuole darsi un’immagine “super hi-tech”, e per farlo dichiara di voler realizzare fantomatiche autovetture che guidano da sole, magari in collaborazione con qualche casa automobilistica non proprio all’avanguardia quando si parla di autonomous driving ma che ugualmente vuole dare visibilità alle proprie sperimentazioni. Stiamo parlando di Uber che, con l’aiuto di Ford, sta conducendo test più attenti al marketing che alla possibilità di essere applicati alla realtà quotidiana. Del resto sull’azienda di San Francisco si sono sentite storie da fantascienza e fra queste la recente “notizia” di aver intrapreso studi per risolvere il problema del traffico tramite (udite, udite!) aerei a decollo verticale. Certo, come no. Perché ammesso e non concesso che Uber, nonostante il miliardo di dollari di perdita nel primo semestre, sia in grado di sviluppare una sorta di Harrier privato, il lavoro sul marketing sarebbe più difficile del solito. Pare davvero poco pratico, insicuro e ambientalmente discutibile andare in giro a vol di uccello su una macchina volante (eh sì a volte le bufale ritornano), carica di una tonnellata di jet fuel.
Giusto per far luce nel buio di isteria mediatica per l’auto che guida da sola, è fondamentale distinguere tra auto senza guidatore e vetture a guida automatizzata. Le prime sono, allo stato dell’arte della tecnologia e delle leggi, una chimera che a molti guru del tech piace sostenere immaginando auto-robot, tutte uguali, ovviamente condivise perché la sharing economy è molto cool. Insomma, una sorta di Trabant 2.0.
Hi-Tech vero. Altra cosa (serissima) sono i sistemi per la guida autonoma, dove il guidatore resta al suo posto e in determinati casi, come già avviene per esempio sulla Mercedes Classe E, è aiutato nel suo compito con la vettura che segue le curve accelerando e frenando in autonomia. Siamo agli albori di questi sistemi digitali al servizio del confort e della riduzione dei sinistri da distrazione. Progressivamente queste tecnologie evolveranno fino a offrire maggiore affidabilità e continuità di servizio, al punto che il volante potrà, in determinati casi, rientrare nella plancia. Volkswagen lo immagina ben dopo il 2025 ma ancora non saranno le favoleggiate “robocar”. Per quelle la strada, se mai ci sarà, è davvero lunga. E tra i miti mediatici c’è anche la macchina di Apple, il cui progetto Titan (mai dichiarato ufficialmente) è stato fermato.
Miti finiti. Lo stop a Titan, conferma che per fare una macchina puoi avere tutti i soldi del mondo, ingegneri prelevati dalle migliori aziende (e prontamente licenziati) ma il tempo non lo puoi comprare. Non puoi saltare le tappe dello sviluppo di un oggetto complesso ben di più di un telefonino. Neanche se sei Tim Cook . Tuttavia Apple con tutta la cassa che ha (oltre 230 miliardi), qualora decidesse di fare la mossa azzardata di entrare nel settore automotive, potrebbe comprare con poco sforzo una casa automobilistica. E più di una volta ci sono stati rumors su Tesla, ma anche McLaren, finite nelle mire di Cupertino. Più probabile che la Mela, invece, segua due direttrici nel campo automotive: sistemi di infotainment e interfacce multimediali e tecnologie per l’autonomous driving sulla falsariga di Google. L’azienda di Mountain View è al lavoro con i prototipi Koala car e vetture di serie, come le Chrysler Pacifica, e quasi certamente non costruirà una propria vettura ma offrirà tecnologie come quelle usate (e made in Bosch) dai costruttori tedeschi (Audi e Mercedes e Bmw) e dalla californiana Tesla.
Dunque, sempre più spesso si sente parlare di guida autonoma, soprattutto dopo l’incidente che è costato qualche mese fa la vita ad un incauto proprietario di Tesla con Auto Pilot che credeva di avere l’auto che può fare a meno del pilota
Infatti nonostante i proclami di aziende automotive passerà ancora molto tempo prima di vedere sulle nostre strade un’auto che permetterà di leggersi un libro mentre si è seduti alla “guida”. Questo periodo temporale, oltre allo sviluppo tecnologico, è legato a problemi normativi (in caso di incidente, chi compilerà il Cid?) ma soprattutto ad una rete stradale e di infrastrutture non propriamente aggiornata.
Se per la diffusione dell’auto a guida autonoma si dovrà aspettare quasi un decennio, i sistemi di ausilio alla guida già disponibili sul mercato sono progrediti in maniera molto rapida negli ultimi due anni. Punto di riferimento nel segmento Premium è la Mercedes- Classe E dove ha .concentrato sulla nuova berlina da quasi 5 metri il meglio della tecnologia a disposizione, a partire dal cruise control adattativo in grado di seguire l’andamento della strada, superare le auto più lente inserendo solamente l’indicatore di direzione ed evitando un lungo elenco di incidenti grazie a videocamere e sensori a 360 gradi. Non solo: tramite il sistema Car-to-X (in arrivo anche su altri marchi come Audi e Bmw), la Classe E è in grado di comunicare da sola con le altre auto dotate della stessa tecnologia, anticipando così situazioni di pericolo non visibili dal guidatore.
Casa per casa. Passando ad Audi troviamo in gamma cruise control adattivi che mantengono la carreggiata e sistemi in grado di salvare la vita ad un pedone. Le novità più interessanti arriveranno però nel 2017, con il debutto della nuova Audi A8 dotata della tecnologia Piloted Driving che permette di viaggiare in tutta sicurezza su lunghi tratti autostradali senza l’intervento dell’uomo. In casa Bmw invece il futuro si chiama iNext. Attesa per il 2021, l’ammiraglia dell’elica proporrà un design di rottura ma soprattutto sarà in grado di muoversi in maniera totalmente autonoma. Nel presente invece la Serie 7 e la nuova Serie 5 rappresentano l’eccellenza sul fronte dell’assistenza alla guida; oltre a parcheggiare automaticamente senza dover entrare in auto, è in grado di viaggiare in autostrada gestendo tratti con curve, auto più lente o blocchi totali del traffico. Da questo elenco non può mancare Volvo, marchio che da oltre 40 anni è sinonimo di sicurezza. Il costruttore metterà nel 2017 a disposizione di 100 automobilisti svedesi, usati come test, una XC90 a guida autonoma. Questo sarà possibile grazie al progetto Drive Me condiviso con l’amministrazione svedese che, oltre a fornire i permessi, ha investito per evolvere le infrastrutture. Attualmente invece la gamma prevede su modelli come l’XC90 e la V90 il sistema Auto Pilot, che comanda in maniera autonoma acceleratore, freno e sterzo fino ai 50 km/h. Da questo elenco non possiamo dimenticarci di Tesla, marchio americano a zero emissioni che propone uno dei sistemi di Auto Pilot più efficaci sul mercato. Come sottolineato in apertura, la tecnologia proposta dall’azienda di Elon Musk non è minimamente assimilabile alle auto a guida autonoma. Come ricordato dallo stesso costruttore, il conducente dopo aver avviato l’Auto Pilot deve rimanere concentrato sulla guida e pronto ad intervenire in caso di necessità. Tra i marchi premium al lavoro sulla guida autonoma troviamo anche Lexus, con una GS 450h prototipo capace di viaggiare senza interventi umani lungo le autostrade giapponesi. Il gruppo Toyota ha previsto investimenti per 1 miliardo di dollari, puntando a commercializzare una vettura a guida autonoma entro il 2020. Restando in Giappone Nissan lancerà sulla nuova Serena il sistema ProPilot, tecnologia che agisce su sterzo, acceleratore e freni permettendo di mantenere la corsia di marcia e seguendo il flusso del traffico. Per vedere la prima auto a guida autonoma a marchio Nissan si dovrà aspettare il 2020.
Ford invece è al lavoro su diversi fronti, a partire dalla coalizione con Volvo, Google, Uber e Lyft per promuovere la guida autonoma negli Usa. Inoltre il marchio di Detroit ha realizzato una Fusion (la versione americana della Mondeo) in grado viaggiare completamente al buio e senza strisce sull’asfalto, soluzione resa possibile grazie alla tecnologia LiDar con mappe 3D. Quale sarà quindi il futuro della mobilità su quattro ruote? Sicuramente sempre più automatizzato, sicuro e connesso ma ancora sotto il controllo dell’uomo.
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