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Dossier Startup, ecco come funziona l’algoritmo che studia le opinioni online

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Startup, ecco come funziona l’algoritmo che studia le opinioni online

    Ha sviluppato un algoritmo capace di formulare previsioni analizzando le opinioni espresse sui social network. E, offrendo consulenze ad aziende, istituzioni e media, prevede di chiudere il 2016 con un fatturato di 400mila euro, con un incremento del 30% rispetto allo scorso anno.

    Si tratta di Voices from the blog, spin off della Statale di Milano fondata da Stefano Iacus, Luigi Curini e Andrea Ceron, docenti e ricercatori dell’ateneo meneghino. Nata nel 2012, oggi dà lavoro a quattro persone.

    «Operiamo nel campo della sentiment analysis ma più in generale dell’analisi dei big data», spiega Ceron. Questo grazie a iSA, un algoritmo capace di studiare i commenti on line. Un procedimento che passa attraverso due stadi: «nel primo un campione di testi viene codificato per istruire l’algoritmo, che quindi studia le opinioni espresse producendo risultati che hanno la stessa accuratezza di una lettura manuale».

    Mescolando questi risultati con i sondaggi «siamo riusciti a registrare la risalita di Trump con diversi giorni di anticipo». Alla vigilia del voto, però, anche Voices dava vincente la Clinton. Certo, con una probabilità inferiore rispetto a quelle indicate dai sondaggisti americani. E questo proprio perché il modello teneva conto del sentiment sui social favorevole al tycoon, come la stessa azienda ha spiegato ieri sul proprio sito.

    Al netto di questo, rimane una questione: i social network non sono uno specchio fedele della società. E allora perché utilizzarli come materia prima per le previsioni? «Alla base c’è l’idea che i commenti in rete siano in grado di anticipare i trend futuri. In diversi casi abbiamo registrato una capacità dei social di prevedere i cambiamenti di umore nell’opinione pubblica».

    Voices from the blogs non è l’unica start-up italiana ad applicare lo studio dei dati alla politica. C’è ad esempio Policy Brain che, utilizzando gli open data, promette di rendere scientifica l’attività di lobbying. O Cuebiq, realtà italoamericana che durante la notte elettorale ha mescolato i dati degli exit poll con quelli demografici per prevedere il vincitore finale. Anche questo modello, però, ha fallito nell’Upper Midwest, dove Trump ha sovvertito i pronostici guadagnandosi la Casa Bianca.

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