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Dossier VoxPop, la startup che “dà voce al Web” cerca nuovi round

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    VoxPop, la startup che “dà voce al Web” cerca nuovi round

    Ascoltare il “popolo del Web”. E trasformarlo in informazione. La startup bresciana VoxPop ha messo a punto una piattaforma digitale che consente alle redazioni giornalistiche di proporre domande via video al suo pubblico: gli utenti possono rispondere a propria volta con delle clip, offrendo materiale che sarà poi filtrato e rielaborato dalla testata. Una soluzione che sfrutta la vecchia prassi del vox populi, la voce popolare, raccogliendo i contributi degli utenti più attivi. «In questo modo si aiuta il giornale da un lato ad ottenere materiale originale, ed inoltre ad aumentare il traffico, la permanenza ed il numero di click al sito. Quindi: rinnovare il modello di business tradizionale dei giornali digitali» spiega al Sole 24 Ore Davide Mancini, cofondatore dell'azienda e giornalista freelance.
    La startup ha incassato un finanziamento nel primo round della Digital News Initiative (si legga l'articolo sopra) in concomitanza con la raccolta di 60mila euro via crowdfunding sulla piattaforma WeAreStarting. Oggi è in corso una trattativa con un acceleratore della Gran Bretagna che potrebbe aumentare la sua valutazione. Il traguardo, però, è un altro: siglare partnership con i grandi gruppi editoriali, per integrare il prodotto di VoxPop in un pubblico già consolidato di lettori. «L'obiettivo primario è formalizzare i primi contratti con i media che stanno ora testando la tecnologia negli Stati Uniti e in Europa – spiega Mancini - È nostra intenzione aprire ulteriori round di finanziamento necessari ad esplorare ed espandersi in nuovi mercati».
    Secondo i suoi fondatori, VoxPop interviene su un terreno delicato: il ricambio generazionale tra vecchie e nuove forme di giornalismo, soprattutto nel rapporto con il pubblico online. «Crediamo che il rapporto con i “lettori” non sia più solo unilaterale, ma che questi abbiano la volontà, la possibilità ed il diritto di interagire – spiega – Quindi, la domanda è stata: perché non chiedere al proprio pubblico un contributo che sia utile e che possa convertirsi in un valore per il giornale?». Da qui la proposta di un modello di informazione che diventa, anche, un modello di business: una via di mezzo tra contenuti a pagamento e raccolta fondi, dove il valore è generato direttamente dai lettori. «Il nostro modello vuole essere una nuova proposta da affiancare ai pay-wall ed al crowdfunding, che si può definire crowd-interview – spiega Mancini - Oggi siamo tutti potenziali produttori di contenuti».

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