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Tillerson guiderà la politica estera Usa

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Tillerson guiderà la politica estera Usa

  • –Marco Valsania

NEW YORK

«Ho scelto uno dei veri, grandi business leader al mondo, Rex Tillerson, presidente e amministratore delegato di ExxonMobil, come Segretario di Stato».

Il tweet di Trump è stato breve e sobrio. Ma non può nascondere i vasti preparativi per la battaglia necessaria alla conferma del nuovo responsabile della diplomazia americana e a superare le polemiche sulle “relazioni pericolose” con la Russia del top executive. Trump ha preso una decisione fuori dai canoni per Foggy Bottom preferendo l’uomo d’affari a un veterano della politica - più prevedibile la nomina, sempre ieri, dell’ex governatore dello stato dell’oro nero del Texas all’Energia - ma ha subito dopo schierato un arsenale tradizionale e potente per assicurare la sua celere approvazione da parte del Congresso e la sua accoglienza internazionale.

Fin dall’alba Robert Gates, ex Segretario alla Difesa sia con il repubblicano George W. Bush e che con il democratico Barack Obama, è uscito allo scoperto esprimendo forte sostegno per la nomina. «È un campione globale dei migliori valori del nostro Paese», ha assicurato. Un leader «con vaste conoscenze, esperienza e successo nel fare i conti con decine di governi in ogni angolo del mondo». Pronti a scendere in campo sono inoltre l’ex vicepresidente e falco neocon Dick Cheney, come i più moderati ex Segretari di Stato James Baker III e Condoleezza Rice. Plauso è giunto infine da un rivale per l’incarico: il senatore Bob Corker, che da presidente della Commissione Esteri gestirà oltretutto le audizioni per la conferma, lo ha definito una «impressionante personalità con straordinaria conoscenza di come funziona il mondo».

Riconoscimenti, tra l’altro, sono giunti inoltre da un’azienda internazionale e concorrente di Exxon quale l’italiana Eni. Tillerson «è molto rispettato, è una persona che può dare valore, sa ascoltare e trovare compromessi» e la sua nomina è «positiva», ha fatto sapere l’amministratore delegato Claudio Descalzi, a New York per l’Investors’ Day della società.

Questa sua “caratura”, Tillerson, dovrà di sicuro dimostrarla davanti a un quadro globale carico di focolai di tensione - a partire dalla Russia per arrivare a Cina e Medio Oriente - e di tragedie - dal dramma dei migranti al terrorismo e alle guerre - dove alleanze, approcci multilaterali e soluzioni negoziali sostenuti dal presidente uscente Barack Obama appaiono necessari quanto sotto assedio.

Trump ha aggiunto nuove sfide cominciando a riscrivere le regole di politica estera. Ha promesso di rinegoziare le alleanze Occidentali. Con Pechino, è reduce da inediti screzi su Taiwan parsi calcolati ma le cui ripercussioni sono tuttora incerte. La sua vocazione al protezionismo commerciale e ad un maggior isolazionismo ha destato ansie. Mentre con Mosca le preoccupazioni sono nate per atteggiamenti sembrati troppo remissivi, oltre che per le accuse dell’intelligence americana che il Cremlino sarebbe intervenuto con atti di pirateria informatica volti a sabotare le elezioni americane e favorire una vittoria di Trump stesso.

L’emergere di Tillerson ha così destato immediato nervosismo anche nei ranghi repubblicani per gli equilibri delle strategie internazionali statunitensi, in particolare al cospetto dell’aggressività di Putin, facendo balenare fantasmi di inesperienza diplomatica o di realpolitik troppo compromessa. È stato di sicuro un duro critico delle sanzioni contro Mosca, fatto che ha destato perplessità tra influenti repubblicani da John McCain a Marco Rubio. Attacchi più prevedibili sono scattati dai democratici e dalle associazioni liberal: Amnesty International ha detto che la nomina «potebbe minare i diritti umani». Anche se Tillerson è noto per aver almeno a parole ammesso l’importanza dell’effetto serra e da presidente dei boy scout ha gestito l’ammissione di ragazzi gay.

Trump aveva chiamato lunedì sera l’altro finalista per la guida della diplomazia statunitense, Mitt Romney, per comunicargli che non era lui il prescelto. «È stato un onore essere considerato per la posizione di Segretario di Stato _ ha scritto Romney, facendo a sua volta buon viso alla sconfitta -. Le mie discussioni con il presidente eletto Trump sono state piacevoli e illuminanti. Ho grandi speranze che la nuova amministrazione porterà il Paese a essere più forte, prospero e pacifico».

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