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Voucher, poker di misure allo studio per limitarne l’abuso

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Voucher, poker di misure allo studio per limitarne l’abuso

Tornare alla legge Biagi, restringendone quindi l’utilizzo a poche prestazioni e categorie di lavoratori, oppure abbassare il limite massimo di incasso per singolo lavoratore, tornando anche in questo caso al passato. E naturalmente aumentare i controlli e le sanzioni contro le situazioni di illegalità da precarietà del lavoro.

Ruotano attorno a questi scenari le ipotesi di intervento del Governo sui voucher, i cosiddetti buoni lavoro da 10 euro (7,50 al netto di tasse e contributi) per i quali si è in attesa delle statistiche ufficiali di utilizzo nel primo mese in cui sono diventati tracciabili e soprattuto della decisione della Corte costituzionale, che il prossimo 11 gennaio dovrà esprimersi, fra le altre, anche sulla richiesta di referendum abrogativo delle norme del Jobs act sul lavoro accessorio. Se i dati Inps non registreranno un calo nell'utilizzo dei voucher, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti si è detto pronto a «rideterminare dal punto di vista normativo il confine del loro uso». I margini di intervento tuttavia non sono molti.

Una delle ipotesi allo studio è di riportare a 5mila euro il tetto di incasso per singolo lavoratore, tetto che il Jobs act aveva alzato a 7mila. O forse a ridurlo ulteriormente, come per il limite di 2mila euro in capo al committente. Tuttavia i dati disponibili non sembrerebbero supportare un simile intervento. Solo lo 0,4% dei percettori dei voucher nel 2015 (meno di 6mila persone su quasi 1,4 milioni) ha incassato con questo strumento di pagamento oltre 5mila euro nell'anno. Lo stesso ministero del Lavoro pare averne preso atto, sottolineando al momento della diffusione di quei dati che «non sembra avere avuto effetto significativo l'aumento a 7mila euro del compenso complessivo per singolo lavoratore introdotto a giugno del 2015 con il Dlgs 81». Il 64,8% dei prestatori ha riscosso nel 2015 complessivamente meno di 500 euro. Il 20% ha superato i mille euro. La media di incasso per lavoratore è di 633 euro.

Il trend al rialzo nell'utilizzo dei voucher è proseguito anche quest'anno. Da gennaio a ottobre ne sono stati venduti 121,5 milioni, il 32% in più rispetto allo stesso periodo del 2015 (e già allora l'aumento sull’anno precedente era stato superiore al 60%). Dall'estate 2008, quando è iniziata la sperimentazione nelle vendemmie di breve durata, al 30 giugno 2016, sono stati venduti in tutto 347,2 milioni di voucher. L'impennata si è avuta soprattutto con la legge Fornero del 2012, che ne ha allargato il campo d’azione a quasi tutti i settori produttivi, mentre prima era essenzialmente limitato a studenti e pensionati. E poi con la legge 99/2013 del governo Letta, che ha cancellato il requisito «di natura meramente occasionale». Ecco allora farsi strada l'ipotesi di intervenire soprattutto su queste misure, più che sui limiti di incasso.

Adesso, tuttavia, le cose potrebbero essere cambiate. Con il decreto legislativo 185/2016, correttivo del Jobs act e in vigore dall'8 ottobre scorso, gli imprenditori (esclusi quelli agricoli) e i professionisti che utilizzano il lavoro accessorio devono inviare, almeno 60 minuti prima dell'inizio di ciascuna prestazione, un sms o un messaggio di posta elettronica all'Ispettorato nazionale del lavoro. Le statistiche Inps potranno chiarire l’efficacia della comunicazione preventiva nel contrasto alle situazioni di illegalità.

Nel frattempo si considerano altri deterrenti. Il ministero del Lavoro ha allo studio sistemi di controlli mirati per stanare quei datori che rimpiazzano contratti di lavoro con i buoni. E poi pensa a un inasprimento delle sanzioni. Attualmente, per chi non rispetta l'obbligo di comunicazione nei 60 minuti prima dell’inizio della prestazione, si applica una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro, moltiplicata per ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione.

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