Il lavoro online non si cerca: si vende. Con tariffe calibrate a seconda del servizio, dalla programmazione di un sito alle ripetizioni scolastiche. È il concetto di “e-commerce del lavoro” cavalcato da Joebee, la piattaforma per la domanda e offerta di prestazioni occasionali che ha raggiunto nel suo primo anno di attività 37.500 utenti e un fatturato di 600mila euro. Dopo aver raccolto 2 milioni di euro in fase iniziale, si attendono investimenti per un totale 3 milioni di euro nel 2017. La startup non ha rivelato al Sole 24 Ore l’identità dei finanziatori, ma rende noto che è «una tra le aziende leader mondiali nel mercato Hr».
La cifra sarà utilizzata per alzare l’asticella dei risultati, con la previsione di 150mila transazioni e 2,5 milioni di fatturato, su un giro d’affari complessivo (matching di domanda e offerta) di 10 milioni. Nel dettaglio tecnologico, la piattaforma potrebbe essere integrata da servizi per garantirsi pagamenti e prestazioni più veloci. «Le innovazioni saranno molte, tra cui un nuovo modello di “instant job” ed il lancio delle Joebee card (una “carta fedeltà” per utenti, ndr) che consentiranno di incassare il pagamento entro due minuti dall’effettuazione della prestazione» dice Alessio Abbateianni, amministratore delegato di Joebee.
Da settembre a oggi, la piattaforma ha quasi raddoppiato il totale degli iscritti (da 20mila a oltre 37mila) e sta cercando di imporsi nell’affollato mercato delle startup della ricerca lavoro con presupposti e tecnologie più avanzati. Come? A prima vista, il portale richiama i tanti motori di ricerca di lavori part time e full time che spopolano in Italia e all’estero. La differenza, secondo i suoi fondatori, sta in un rapporto più bilanciato tra chi offre e acquista servizi: al contrario di quanto succede in altri marketplace, i lavoratori possono stabilire prezzo e condizioni del prestazione e fissare così un’asticella equilibrata per il proprio impegno. Insomma: un freno alla “corsa al ribasso” che si crea quando gli acquirenti sono liberi di scegliere e variare l'importo dei pagamenti, facendo leva sull’enorme bacino di concorrenza del Web.
Da parte sua, il freelance che si propone deve confrontarsi con un sistema di rating che ne determina la “reputation” (e quindi la visibilità) agli occhi degli utenti. La piattaforma pensa al resto, generando in automatico un mini-sito che fa da raccordo tra il professionista e i potenziali clienti. «Joebee può perfezionare l’acquisto della prestazione mettendo nel carrello le prestazioni a tariffa orarie ed i servizi di tuo interesse arrivato persino a gestire il noleggio di servizi e location» spiega Abbateianni. Resta in sospeso la questione fiscale, uno tra i passaggi più delicati quando si vendono prestazioni professionali. La startup ha risposto al problema con un algoritmo pensato proprio per l’inquadramento dei freelancer: «Per ogni acquisto il prezzo viene calcolato in base alla casistica fiscale di cui fanno parte l’acquirente ed il prestatore, in modo che ogni transazioni soddisfi il suo specifico inquadramento fiscale – spiega Abbateianni – La piattaforma consente di tracciare l’effettiva erogazione del servizio in modo da pagare in coerenza alla percentuale erogata».
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