Un treno che viaggia senza ruote ed energia elettrica, grazie a una magia chiamata IronLev: una tecnologia di “levitazione magnetica passiva” che permette alla carrozza di sollevarsi e scorrere sui binari già distesi a terra. La startup che cerca di rivoluzionare i trasporti su rotaia si chiama Ales Tech ed è nata un anno fa a Pisa, come spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna. È lì che si sono conosciuti i due fondatori Luca Cesaretti e Lorenzo Andrea Parrotta, raggiunti poi da Andrea Paraboschi e Antonio Davola. Giusto il tempo di farsi notare nella prima fase del contest per Hyperloop, il treno del futuro voluto dal fondatore di SpaceX Elon Musk, grazie a un prototipo di sospensioni che è piaciuto ad altri concorrenti e sarà impiegato da alcuni team nelle fasi finali della competizione.
Il passaggio successivo è stato proprio IronLev, la tecnologia che fa levitare i treni senza bisogno di elettrificazione, sviluppata dopo l’incontro con la trevigiana Girotto Brevetti. L’obiettivo è realizzare un prototipo per standardizzare il prodotto e farlo entrare nel mercato verso il 2020. Non in Italia, almeno per ora: «Si parla degli Stati Uniti e degli Emirati Arabi Uniti. Se manterremo la base in Italia? Dipende dal tipo di finanziamenti che arriveranno» dice al Sole 24 Ore il cofondatore Andrea Paraboschi.
Ales Tech non fornisce dati sui finanziamenti ricevuti, ma sta valutando investitori e ha già collaborato con realtà industriali. Uno schema già visto all’estero, dove i colossi del settore ferroviario - anche pubblici - stanno mettendo gli occhi sulle imprese innovative per modernizzarsi dall’interno. Le tecnologie finanziate vanno dai dispositivi per evitare incidenti alle app di prenotazione biglietti, passando per traversine ecologiche e servizi che migliorano l'esperienza di viaggio di passeggeri penalizzati dalle lacune delle aziende.
La tedesca Konux si è aggiudicata un round series A da 7,5 milioni di dollari grazie alla sua tecnologia, un sensore che predice malfunzionamenti tecnici con il monitoraggio delle vibrazioni. Trainline, una piattaforma del Regno Unito per l'acquisto di biglietti online, ha acquisito per 189 milioni di dollari la (ex) rivale parigina Captain Train e dato vita a un gigante del booking che copre più di 20 paesi. In India, dove la rete ferroviaria si snoda per 115mila chilometri e oltre 7mila stazioni, il governo ha deciso di puntare sulle startup per aggiornare un gigante vecchio più di 160 anni. Tra i casi di successo sono emersi Travelkhana (un sistema di consegna di cibo online, finanziato con 1 milione di dollari), RailYatri (piattaforma che fornisce indicazioni aggiornate sugli orari, 425mila dollari) e ConfirmTkt (un sistema per avere conferma su biglietti, 250mila dollari), solo per citare tre delle imprese che ruotano intorno allo stesso modello di business: semplificare l'esperienza di viaggio dei 25 milioni di passeggeri ospitati quotidianamente dalle ferrovie nazionali, alle prese con ritardi e i rischi strutturali della rete.
Anche in Italia c’è chi fa impresa innovative sui trasporti ferroviari, ma i casi sono isolati. A parte AlesTech, di fatto già internazionale, le startup dei trasporti che si dedichino solo (o principalmente) al mondo dei treni sono facili da ricordare. GreenRail ha realizzato delle traversine con plastica riciclata da pneumatici fuori uso, sistema che permette di smaltire 35 tonnellate di “gomme” in un chilometro di tratta. Qurami, una app per tagliare i tempi di attesa in biglietteria grazie a prenotazioni elettroniche, ha siglato in primavera una partnership con Trenitalia. Wanderio, startup di viaggi per la scelta dell’itinerario, ha aggiunto una funzionalità che permette di risparmiare sui biglietti del treno.
Il limite, però, è lo stesso che frena la crescita dell’innovazione italiana: la scarsità di fondi e investitori disposti a sbilanciarsi. Con il rischio di far fuggire all’estero le imprese più promettenti, incluse quelle che sono già saltate sulla carrozza di Hyperloop. Come Ales Tech: «In Italia ci sono competenze tecnologiche come non si trovano altrove, e tante realtà ci hanno permesso di sviluppare le nostre sospensioni in tempi brevi – dice Paraboschi - Però si fa fatica a trovare investitori disposti a scommettere su di te. E all’estero non è così».
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