LONDRA - Sullo sfondo, la partita dell’energy union con Bruxelles intenzionata ad accelerare sulla strada della completa unificazione dei mercati, rispetto alla quale l’Italia vuole giocare il ruolo cruciale di hub del mercato del gas del Vecchio Continente e, per farlo, dovrà spingere ancora di più sulla diversificazione delle fonti e l’interconnessione con il resto d’Europa. Per facilitare il raggiungimento di questo traguardo, Snam è pronta a fare la sua parte e a mettere sul piatto 5 miliardi di euro di di investimenti, da qui al 2021, di cui 4,7 miliardi destinati a rendere la rete dei gasdotti della penisola ancora più forte. È lo sforzo annunciato oggi dal numero uno della società, Marco Alverà, che ha riunito la comunità finanziaria nel cuore della City per illustrare il piano strategico 2017-2020, il primo dopo lo scorporo delle attività di distribuzione (Italgas), annunciato proprio nella capitale inglese a fine giugno.
Lo sforzo sulla rete italiana
Il focus del nuovo piano di Snam resta quindi l’Italia. Qui la spa dei gasdotti punta a completare gli investimenti per il reverse flow (la bidirezionalità dei flussi del gas), a portare a termine il metanodotto di 55 chilometri che servirà a collegare il Tap - il gasdotto Trans-Adriatico che trasporterà il gas del Mar Caspio attraverso Grecia, Albania, per raggiungere, passando sotto l’Adriatico, l’Italia meridionale - dal suo punto di sbocco, sulle coste pugliesi, alla rete esistente, e a sviluppare ulteriormente il sito di Fiume Treste (potenziando uno stoccaggio che c'è attraverso l’uso di una nuova sezione di vecchio giacimento già sfruttato). Il tutto per consentire al Tap, uno degli snodi più importanti del corridoio sud, di dispiegare tutta la sua efficacia. E non è un caso che, nel suo piano, Snam destini solo a questo tassello 270 milioni, che portano l’impegno complessivo, come detto, a 5 miliardi (400 milioni in più del vecchio piano), in cui sono inclusi oltre 200 milioni di di risorse riservate alla voce innovazione e nuove tecnologie.
La scommessa sul Cng e i nuovi servizi
Ma c'è un altro capitolo che sta molto a cuore alla società ed è quello del gas per autotrazione (Cng, gas naturale compresso). Dopo gli accordi siglati nei mesi scorsi con Fca e Iveco prima e con il gruppo Api dopo, Snam è intenzionata a supportare la realizzazione di 300 stazioni di rifornimento sfruttando la sua expertise e il posizionamento dell’Italia in questo segmento che, è il mantra della società, consente di ottenere notevoli vantaggi in termini ambientali se paragonato ai combustibili tradizionali. La spa dei gasdotti, quindi, vuole far girare al massimo il suo core business, ma è altresì pronta anche ad avviare un nuovo servizio che fa leva sulle sue rodate capacità e che andrà sotto il nome di Snam Global Solutions: l’obiettivo è vendere pacchetti “chiavi in mano”, cioè servizi regolati per il mercato italiano e servizi dedicati agli operatori del gas. E il battesimo è già avvenuto proprio con il Tap che ha siglato con la società un contratto di 50 milioni sul permitting e le attività di project management.
Il progresso atteso per utili e Rab
Per centrare questi obiettivi e continuare a crescere, anche fuori i confini nazionali, Snam potrà contare poi sulla spinta delle consociate (atteso in aumento a circa 200 milioni nel 2021), su un ulteriore taglio dei costi (oltre 10 milioni nel 2017 che diverranno più di 25 milioni nel 2020) e su un incremento degli investimenti (che toccheranno quota un miliardo in Italia per quest’anno a fronte dei 900 milioni del 2016). Un combinato disposto che, insieme alle nuove iniziative e alla riduzione degli oneri, dovrebbe garantire una crescita annua della Rab (il capitale investito ai fini regolatori) consolidata a un tasso dell’1% (a fine anno l’asticella dovrebbe raggiungere i 19,8 miliardi, mentre considerando le consociate il livello nel 2016 è di 21,3 miliardi e la crescita sarà sempre dell'1% annuo), un rialzo dell’utile operativo in linea con la Rab e un incremento dell’utile netto del 4% annuo, mentre il dividendo è previsto in progresso annualmente del 2,5% nel periodo 2017-2018. A partire da quest’anno, poi, sarà introdotto l’interim dividendo che scatterà a gennaio con il versamento del 40% della cedola totale 2017, mentre il 60% restante sarà saldato a giugno. Quanto al debito, il cui costo dovrebbe scendere al 2,2% nel 2017 (dal 2,8% del 2015), a fine anno dovrebbe attestarsi a 11,5 miliardi, tenendo anche conto del Tap.
Sui conti l'impatto della revisione regolatoria
Un livello che Snam proverà a centrare partendo dall’esposizione registrata a fine 2016 e pari a 11,05 miliardi. Oggi la società ha infatti diffuso anche i risultati 2016 che si chiudono con un utile netto pro-forma - che include gli effetti dello scorporo di Italgas e della quota ora in capo a Snam, il 13,5% dopo l’operazione con Cdp - di 845 milioni, mentre l'utile netto delle continuing operations (trasporto, stoccaggio, rigassificazione, oltre alla corporate) è di 826 milioni, in calo di 37 milioni rispetto al 2015, per effetto del minor utile operativo, che si attesta a 1,3 miliardi (-9,8%). A pesare è stata la contrazione dei margini con l’Ebitda, a quota 1,9 miliardi (-3,4%), che sconta l'effetto della revisione del Wacc, cioè il tasso di remunerazione del capitale investito, a opera dell’Authority per l'energia nel settore trasporto (senza tale impatto, l’Ebitda sarebbe cresciuto del 2,1%, a 2,1 miliardi). In virtù del ritocco al ribasso, i ricavi regolati si attestano a 2,4 miliardi, in calo del 2,3% rispetto al 2015, mentre i ricavi totali sono 2,5 miliardi, in riduzione di 2,6% sull'anno prima. In crescita, nell’anno appena chiuso, il gas immesso nella rete nazionale: 70,63 miliardi, in rialzo del 5% sul 2015.
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