Quattro giorni quattro di incontri e conferenze, da ieri a giovedi 11 maggio presso Fiera Milano Rho, per parlare di innovazione e di alimentazione sostenibile, di trasformazione della filiera e di agricoltura di precisione, di nuove tecniche di produzione e di food security, di packaging intelligente e di economia circolare. I temi che animeranno Seeds&Chips – The Global Food Innovation Summit, evento che vedrà fra i relatori sul palco anche l'ex presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, sono tanti e ruotano (in buona parte) intorno alla generazione dei Millennials e alle implicazioni del digitale nel modo in cui ci relazioniamo con il cibo. I nativi digitali rivestono un ruolo centrale nella cosiddetta “food revolution” e questo in funzione della loro predisposizione ad essere sempre connessi e informati in Rete; rappresentano un'utenza che spende in cibo più delle generazioni precedenti e che al tempo stesso è più informata su ciò che mangia, sulla provenienza e la tracciabilità di ciò che acquista e consuma. Non a caso l'apertura del summit milanese è stato dedicato a questo argomento, alla presenza di Danielle Gould, Ceo di Food+Tech Connect, la più grande community al mondo dedicata alla tecnologia alimentare.
Le startup giocano naturalmente un ruolo importante nella rivoluzione delle abitudini alimentari di milioni di persone e secondo una ricerca realizzata dalla società di head hunting Simbiosity sono oltre 350 quelle che vantano un profilo altamente innovativo con vocazione esclusivamente agricola o alimentare. “Nelle nuove tecnologie - ha sottolineato in proposito Marco Gualtieri, ideatore e chairman di Seeds&Chips - “possono trovare risposta ad alcune tra le maggiori sfide mondiali, dalla sicurezza alimentare alla lotta agli sprechi. L'Italia può avere un ruolo di primo piano in questo settore, unendo la tradizione d'eccellenza in campo alimentare e l'innovazione, e sono già centinaia le startup, le aziende e i soggetti attivi in questo campo”.
Il fenomeno si sta radicando, e su dimensioni importanti, su scala mondiale. Stando ai dati raccolti da CB Insights, per esempio, i finanziamenti raccolti dalle nuove imprese dell'agritech sono cresciuti nel 2016 del 34,7% arrivando a quota 283 milioni di dollari (una settantina i deal conclusi e più di un terzo degli investimenti sono stati di tipo seed). Solo cinque anni fa, nel 2012, ci si fermava a meno di 100 milioni, con circa una trentina di operazioni di funding portate a termine.
Tornando a Seeds&Chips, quella milanese è sicuramente un'occasione per osservare da vicino incubatori e startup impegnate nello sviluppo di idee e soluzioni tecnologiche votate alla definizione di un universo alimentare sostenibile e accessibile a tutti e per fare sperimentazione. Nello spazio “Give me five”, per esempio, gli startupper potranno illustrare per cinque minuti le proprie idee e strategie a un leader. I millennials animeranno inoltre lo spazio di Agrogeneration, dove un'Agorà darà voce ai progetti che concorreranno ad “Hack-Waste”, il primo hackaton organizzato in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca: gli studenti di 50 istituti di agraria italiani si “sfideranno” per presentare le migliori soluzioni per contrastare lo spreco alimentare.
La stampa 3D e altre soluzioni tecnologiche applicate al settore food sono il piatto forte di startup come Print2Taste, TalkingBread, Beehex e Katjes, riunite in un incontro (giovedi 11) sul tema della “smart food city”.
Presenti a Seed&Chips sono anche Robonica, giovane azienda milanese che presenta il suo progetto Linfa, un elettrodomestico connesso che funge da serra in miniatura per abilitare la crescita di ogni tipo di vegetale (erbe aromatiche, peperoncino o insalata) pronti da mangiare in soli cinque giorni, e Foodpairing. Quest'ultima opera fra Bruges e New York per aprire nuovi orizzonti sul cibo nell'ottica di uno stile di vita sano e sostenibile grazie a uno dei più grandi database di ingredienti e sapori provenienti da tutto il mondo, combinati da un apposito algoritmo che elabora i dati scientifici dei vari ingredienti. All'evento non manca infine anche l'Alveare che dice sì!, una startup nata nel 2016 e ospitata presso Treatabit, all'interno dell'Incubatore I3P del Politecnico di Torino. Si tratta di un progetto che ha origine in Francia nel 2011 (col nome di “La ruche que dit oui”) e il cui scopo è quello di promuovere l'acquisto (online) di cibi freschi, genuini e a Km 0 da produttori locali. Oltralpe sono più di 650 gli “Alveari” in attività, in Italia ne sono già sorti oltre 130 in soli due mesi su tutto il territorio nazionale. L'ultimo prende corpo proprio in questi giorni, in collaborazione con Slow Food Milano.
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