Per le Olimpiadi di Tokyo del 2020, il governo centrale e quello metropolitano – anche se non mancano di litigare – sono uniti nel cercare di promuovere il concetto giapponesi di ospitalità (”omotenashi”) declinandolo anche nel senso di cercare di facilitare la comunicazione con gli stranieri a milioni che arriveranno. I cartelli stradali così come le izakaya (le trattorie tipiche) stanno cambiando per farsi intendere visivamente: i tradiizonali menù scritti a mano sono non di rado poco intellegibili anche per la gente locale. È un fatto che le capacità medie dei giapponesi di interagire linguisticamente con gli stranieri lascino ancora a desiderare. Non è un caso che una società come Veasyt (spin-off del 2012 dell’università Ca’ Foscari di Venezia) intraveda opportunità nel Sol Levante, anche se il suo servizio di videointerpretariato online - utilizzabile da computer, tablet e smartphone – va ben al di là del solo settore turistico: sembra una soluzione davvero congeniale per mettere in contatto entità pubbliche con interpreti professionisti da remoto, per consentire in modo flessibile numerose attività di comunicazione. «È la prima volta per noi in Asia. Il mercato giapponese ci interessa molto perché notiamo che ha, anche più che in vari altri Paesi, una problematica di conoscenza professionale delle lingue», afferma il ceo Enrico Capiozzo. Ma come differenziarsi davvero? «Dando la possibilità alle aziende e alle pubbliche amministrazioni di poter avere a disposizione in modo semplice e veloce interpreti professionisti direttamente dallo smartphone» risponde Capiozzo. Le Olimpiadi – aggiunge –, così come altri grandi eventi che fanno riunire persone da tutto il mondo, rappresentano una occasione ideale per testare e usare il servizio. «Lo abbiamo già fatto con Expo Milano 2015, il nostro primo cliente importante: lì abbiamo offerto il servizio, disponibile in tutte le biglietteri e e Infopoint». In una tornata “Angel”, Veasyt ha raccolto circa 180mila euro, «il che ci ha permesso di arrivare dove siamo oggi. Ora siamo pronti a una internazionalizzazione e cerchiamo un round da un milione di euro – conclude Capiozzo – Ci consentirà di completare l’ultima parte tecnologica del servizio e soprattutto di spingere sui mercati le nostre applicazioni».
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