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Dossier Ecco Foodchain: la sicurezza alimentare a prova di blockchain

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    Dossier | N. 221 articoliPiù start-up con il Sole

    Ecco Foodchain: la sicurezza alimentare a prova di blockchain

    «La nostra soluzione è verticalizzabile su qualsiasi filiera». Non fissa orizzonti precisi Marco Vitale, co-fondatore e amministratore delegato di Foodchain, startup comasca nata nel 2016 grazie alla “fusione” fra due piccole società, Block e Kaboom. La storia di questa giovanissima azienda, ospitata presso Il Parco Scentifico Tecnologico ComoNext di Lomazzo, rispecchia molto quella dei suoi due fondatori. Marco Vitale è un ingegnere meccanico con specializzazione in progettazione industriale e come amministratore unico di Block (ruolo che tutt'ora conserva) ha curato in prima persona lo sviluppo e la realizzazione di macchinari per la validazione dei dati con crittografia asimmetrica. Domenico Canzoniero, invece, è l'anima marketing della società, in cui ha messo le proprie competenze in campo food, dove ha dato vita a progetti (fra questi Green Retail Forum & Expo, iXorto@Work e Greenpallet) votati all'innovazione sostenibile del settore.

    Foodchain è un'impresa nata da basi già consolidate, in grado di sostenere tutte le spese di avvio della startup e che oggi, come conferma Vitale al Sole24ore, “è alla ricerca di finanziamenti per scalare in maniera veloce e puntare all'internazionalizzazione aprendo filiali all'estero”. La conclusione del primo round è ormai prossima con l'ingresso in società di un business angel che acquisirà una quota del 5%, con un investimento di 100mila euro. Quanto al fatturato, dice ancora Vitale, “è difficile da stimare in considerazione della crescita repentina che stiamo avendo. Contiamo comunque di chiudere in utile già nel 2017”.

    Ma cosa fa Foodchain? Tutto ruota intorno a una piattaforma, basata sulla tecnologia blockchain, che consente di tracciare materie e prodotti alimentari lungo tutta la filiera produttiva, rendendo le informazioni accessibili e condivisibili via Web e dispositivo mobile a chiunque intenda consultarli, in modo del tutto aperto o con specifiche limitazioni per i soli utenti identificati. Per questo viene creato un codice univoco associato all'account del produttore (con la possibilità di scegliere il supporto di lettura fra QRcode, tag Nfc o Rfid) da applicare al bene che si intende tracciare: nel codice sono inseriti tutti i dati che l'azienda intende divulgare sotto diverse forme (video, immagini, certificazioni) e tali dati vengono immessi nel sistema diventando fruibili in maniera trasparente e inalterabile per sempre.

    Il modello di business di Foodchain, spiega Vitale, regge sulla vendita dei codici univoci e sui servizi di integrazione con i sistemi informativi aziendali esistenti. I mercati di sbocco sono invece tutti quelli “dove vi sia la necessità di ottimizzare la supply chain e l'interscambio dei dati tra i vari attori della filiera, sino al consumatore finale”. Si va quindi dall'Industry 4.0 alla logistica, dalla automotive all'agricoltura senza dimenticare i sistemi di pagamento in valute virtuali. Fra i progetti di tracciabilità in corso spicca quello in ambito tessile con un importante realtà di Como mentre la collaborazione con l'incubatore Tilt di Trieste ha aperto a Foodchain le porte di alcune produttori del Friuli Venezia Giulia, come Principe San Daniele (che produce l'ominimo marchio di prosciutti) e l'azienda vinicola Specogna.

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