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I mercati fra soluzioni «ad hoc» e di sistema

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L'Analisi|l’analisi

I mercati fra soluzioni «ad hoc» e di sistema

Tre maxi-operazioni, ognuna complicata e unica, spazzano via a stretto giro oltre 60 miliardi di Npl dai bilanci bancari: le due Venete con Sga-Intesa, Mps con Atlante-Gacs e UniCredit con Fino. Ma l'alto rapporto sofferenze/impieghi rende vulnerabile il sistema e reclama una big bad bank. Lo smaltimento delle sofferenze di Veneto Banca e Popolare di Vicenza per un valore nominale di 18 miliardi è il risultato contorto di un’operazione chiusa in poche ore, «laboriosa, tortuosa e tormentata» come l’ha definita la Banca d’Italia. C’è la società-veicolo SGA con un track record risalente alla chiusura del Banco di Napoli, uno sbilancio di cessione di svariati miliardi coperto con un finanziamento erogato da Intesa, e addirittura emerge una garanzia su una nuova classe di attivi, «asset in bonis ad alto rischio» che suona come un ossimoro.

Il giudizio del mercato
Ma per il mercato, quel che conta è aver trovato una soluzione che circoscrive le perdite ai creditori del burden sharing (azzeramento di azionisti e detentori istituzionali dei subordinati) e che non fa scattare le garanzie pubbliche sui senior bond, ripescando il “liquidation aid” che nessuno Stato aveva mai avuto il coraggio di testare finora. «La soluzione è astuta, perché i senior bond garantiti dallo Stato emessi dalle due banche per circa 9 miliardi non consentivano la risoluzione, per l'impatto che il bail-in avrebbe avuto sui BTp facendo escutere la garanzia pubblica», ha commentato Filippo Alloatti, senior credit analyst di Hermes Investment Management. Anche la cartolarizzazione delle sofferenze di Mps, valore nominale pari a 27 miliardi circa, passerà a breve attraverso una novità assoluta, il primo caso di ricapitalizzazione precauzionale in Europa. Atlante entrerà nelle tranches più rischiose mentre per il grande pubblico si ricorrerà alle garanzie GACS che trasformano le asset-backed securities di NPLs in un bond quasi-BTp. Altrettanto coraggiosa, per dimensioni e struttura innovativa, è l’operazione tutta di mercato FINO di Unicredit che cartolarizza un portafoglio di sofferenze da 17,7 miliardi con il trasferimento, a giorni, dei crediti alle società-veicolo: in vista anche qui le GACS.

Manca una asset management company di sistema
All’Italia il mercato riconosce la capacità di saper trovare una via di uscita nei vicoli più ciechi: queste tre operazioni ne sono la conferma, in mancanza di una bad bank di sistema ogni caso è a se, con formula unica che risolve. Ma l’assenza di una asset management company di sistema, una soluzione standard, un meccanismo unico omogeneo e trasparente, si fa sentire in un sistema bancario che non ha solo il fardello dei NPLs. In un discorso pronunciato la scorsa settimana presso la banca centrale danese da Andrea Enria, presidente dell’Eba, il sistema bancario italiano è risultato tra i peggiori in Europa, alla pari di quello portoghese, per CET1 ratio (Common Equity Tier 1) e per RoE (weighted return on equity): tra le cause additati i NPLs. «Il sistema bancario italiano resta molto vulnerabile a una prossima recessione, per tre fattori: redditività bassa, elevati costi fissi, un'alta incidenza dei crediti inesigibili che ci accomuna a Cipro, Portogallo e Grecia», ha ammonito Alloatti.

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