In Italia i marchi premium detengono il 17,6% del mercato (secondo Dataforce, come tutti i numeri citati in questa analisi), con un volume complessivo di vendita di 178.982 auto nei primi cinque mesi del 2017 (le immatricolazioni totali da gennaio a maggio sono state poco più di un milione). Una quota significativa, in costante crescita negli ultimi anni, anche se quest’anno i brand “nobili” sono calati dello 0,6%, non tanto per una diminuzione della domanda, quanto piuttosto perché il mercato del 2017 è “drogato” da ingenti quantitativi di km zero che appartengono soprattutto ad alcuni marchi generalisti.
Il brand leader in Italia è Audi, che nei primi 5 mesi di quest’anno ha immatricolato 30.872 vetture. A un’incollatura Mercedes (29.274 unità), seguita a ruota dal terzo marchio premium tedesco, Bmw (28.693 esemplari). Rispetto al 2016, le posizioni nella graduatoria del podio sono invariate, anche se Audi ha perso una manciata di targhe (-0,55%), Mercedes è cresciuta dell’1,35% e Bmw ha fatto un deciso balzo in avanti (un paio di migliaia di targhe in più), crescendo del 7,77%. La nota più positiva del comparto, però, è Alfa Romeo che, grazie a Giulia e a Stelvio, ha fatto segnare un eccellente +35,42% e si è posizionata al quarto posto assoluto tra i premium brand preferiti, soffiando la posizione a Jeep. Con oltre 20mila nuove immatricolazioni nel 2017, precede il marchio americano di Fca, Smart e Mini.
Notevoli le performance di Jaguar (+55,66% grazie soprattutto a XE e F-Pace), Maserati (la high-light del Tridente è la Levante) e Infiniti (con la QX30 in grande spolvero). Come si può notare, sono proprio i suv a trainare il successo attuale dei premium brand. Jeep Renegade a parte, che è il modello premium più venduto in Italia e che precede a distanza siderale il secondo il classifica (l’Alfa Romeo Giulietta), sono tantissimi i suv che compaiono nella Top20 dei modelli prodotti da marchi di prestigio: Bmw X1, Audi Q2, Q3 (manca la Q5 perché la nuova serie ha debuttato da pochi mesi), Range Rover Evoque, e Mercedes GLC.
I suv di categoria Premium rappresentano una quota di ben il 28% dell’intero mercato degli Sport utility vehicles. La discesa in campo in epoca recente di marchi debuttanti in questa tipologia di veicolo sta contribuendo in maniera massiccia al successo: Alfa Romeo Stelvio, Jaguar F-Pace e Maserati Levante sono tre esempi significativi. La vettura del Biscione ha già scalato le graduatorie e quest’anno si piazza nella top ten. Appena al di sotto, il primo suv del Giaguaro: dodicesimo assoluto. E la prima Maserati multipurpose, sorprendentemente, non è molto distante, con quasi mille unità immatricolate in Italia in cinque mesi. Un risultato notevole per un veicolo il cui prezzo d’attacco sfiora i 75mila euro. Altre novità sono in arrivo e renderanno ancora più frizzante questo segmento: la Jeep Compass, anello di congiunzione tra la market leader Renegade e la più impegnativa Cherokee, la nuova Volvo XC60, la terza serie della Bmw X3 (negli ultimi mesi dell’anno), la quinta edizione (tutta rinnovata) della Land Rover Discovery e, nella nicchia delle top car, la Bentley Bentayga e la Lamborghini Urus.
Il successo dei suv è trasversale in ogni senso: nel mercato retail e in quello business. In quest’ultimo, oltre al massimo gradimento tra gli user chooser (i titolari di auto aziendale che, secondo policy, possono scegliere tipologia e modello di auto, pur nei limiti di un budget), i suv sono nel mirino anche dei fleet manager, che puntano su di loro perché sono ai vertici nei valori residui: la tenuta nell’usato e l’eccellente rivendibilità si traducono, nel noleggio a lungo termine, in un canone mensile spesso più contenuto rispetto a quello di altre tipologie di vetture di pari segmento. L’alimentazione prevalente nelle scelte dei clienti è quella a gasolio, con percentuali “bulgare”: l’82,5% (in crescita rispetto al 2016). I suv a benzina, invece, sono in regresso (di 3 punti percentuali in termini di volumi): rappresentano il 16,3% del mercato. Per i modelli a doppia alimentazione (benzina e gas), gli ibridi e quelli elettrici, percentuali da “zero-virgola”: in totale raggiungono a stento l’1% del mercato. L’economia d’esercizio garantita dei suv diesel è ancora irraggiungibile, specie per clienti come quelli dei suv che realizzano percorrenze annue di medio-alto livello (attorno ai 30mila km all’anno).
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