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Milano città «vetrina» d’Europa per Tiffany: aperta la terza boutique

Ogni volta che Tiffany inaugura un negozio, Marc Jacheet, vicepresidente e responsabile per l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) fa un acquisto importante. Ed è sempre un regalo per la moglie. Un piccolo rito scaramantico scelto anche per l’apertura della terza boutique milanese del brand americano di gioielleria e orologeria.

Aggirandosi in incognito (è parte del rito) al piano terra del flagshipstore da mille metri quadri di piazza Duomo, Jacheet ha scelto (e pagato con carta di credito) un paio di orecchini della collezione Mesh, disegnata da Elsa Peretti.

«Ogni negozio Tiffany viene sognato, costruito e gestito con la stessa filosofia, che si tratti di un corner o di un flagshipstore – spiega Jacheet, che ricopre il ruolo di vicepresidente dal settembre 2016 –. Confesso però che questa terza boutique di Milano ha un significato particolare. Quando ci hanno proposto la location, non ci sono state esitazioni e abbiamo iniziato subito a lavorare a un concept che unisse i codici Tiffany alle particolarità della città. Abbiamo coinvolto giovani artisti locali, commissionando loro opere per questo negozio, in totale libertà. Un’altra particolarità è lo spazio dedicato agli orologi, che in Italia stanno avendo molto successo».

Jacheet, francese di nascita, parla un inglese praticamente privo di accento e dal suo ingresso in Tiffany, nel 2013, ha seguito molti Paesi e settori, ma con l’Italia sembra avere un legame particolare. «Avevo 18 anni quando sono andato a Venezia per la prima volta – racconta –. Ricordo di essermi trovato da solo, all’alba, in piazza San Marco e di aver capito, pur nella mia acerbità, cosa fosse la vera bellezza e quale piacere e senso di pace potesse dare. Lo stesso vale per il Duomo, la vostra splendida cattedrale, che ha più di sei secoli. Tiffany ha “solo” 180 anni ma anche noi, in ogni negozio, a ogni cliente, vogliamo trasmettere l’idea di bellezza».

I due piani del nuovo negozio, inaugurato ufficialmente ieri, sono stati – letteralmente – presi d’assalto fin da martedì scorso. «I lavori erano finiti e abbiamo deciso di anticipare l’apertura: come per i negozi di via Spiga e di corso Vittorio Emanuele, all’interno di Excelsior, tra i clienti ci sono molti turisti ma anche molti milanesi – precisa Jacheet –. Milano è oggi una delle più interessanti città europee e del mondo e per Tiffany è una vetrina importantissima. Gli italiani inoltre sono tra i nostri migliori acquirenti online. O meglio: apprezzano davvero la multicanalità: l’85% di chi compra in negozio si è informato su internet e sa tutto delle collezioni Tiffany. Anche per questo le 30 persone che lavorano in Duomo hanno avuto una lunga formazione sui valori del brand e sulle caratteristiche tecniche di ogni gioiello e orologio. Ma, non meno importante, hanno seguito corsi di psicologia e di multiculturalismo».

Il 24 agosto Tiffany, società quotata a New York, annuncerà i dati semestrali, dopo un primo trimestre fiscale positivo: i ricavi sono saliti a 900 milioni di dollari e l’utile è passato da 87 milioni del periodo febbraio-aprile 2016 a 93 milioni di dollari (oltre 81 milioni di euro). Per l’intero esercizio Marc Jacheet è cautamente ottimista: «Alla fine di agosto apriremo un grande negozio a Mosca e siamo sempre alla ricerca di nuove location o di relocation di boutique esistenti, anche in Italia».

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