Evoluzioni sì, rivoluzioni no. Il 75esimo Eicma 8aperto fino a domani a Rho Fiera), appuntamento mondiale assoluto, visto che come tutti gli anni dispari non si spartisce la ribalta internazionale con Monaco, è il salone delle conferme. Le maxi enduro spopolano, sono quelle che erano una volta le stradali classiche, e quindi si evolvono e si moltiplicano. Ogni brand ne ha una e la corsa è a renderle sempre più performanti e tecnologiche. Bmw tira il gruppo e gli altri scrutano, inseguono, contrattaccano (nello stile e nei numeri). GS è un marchio di fabbrica e ora, dopo 10 anni di onorata carriera, F 800 GS cresce di 50 cc e si rinnova completamente. Triumph riaffila le sue armi, le Tiger, in modo più importante la 800 e meno la 1200.
Ducati fa crescere di cilindrata la Multistrada, adesso 1260, mentre Ktm riscrive nuovi riferimenti prestazionali grazie al suo primo bicilindrico parallelo (Adventure 790). Yamaha tiene sulle spine gli appassionati perché il prototipo visto l’anno scorso, T7, non è ancora pronto ad essere commercializzato. Però almeno non si è stemperata la sua aggressività (di solito non è così e nel passaggio da concept a moto di serie si perde molto). Probabilmente Tenéré World Raid (si chiama così ora) sarà affiancata anche da una versione più stradale e tranquilla.
Honda conferma la sua amatissima Africa Twin e raddoppia con il modello Adventure Sports, più viaggiatrice e fuoristradistica. Anche sulle stradali pure il manubrio si alza (lo abbiamo detto che la stradale bassa e allungata è diventata merce rara). Uno su tutti quello della Tracer 900, ora anche GT. Il segmento delle nude tiene, piace, e dopo anni di esagerazioni fumettistiche (specie giapponesi) adesso è Honda a dire come deve essere: CB1000R è bella, pulita, contemporanea, né retrò e né futurista. Per forza, l’ha disegnata un italiano… E c’è in scala ridotta, anche 300 e 125 cc, una bella operazione di family feeling. Poi l’ispirazione classica tira sempre, vedi la Kawasaki Z 900 RS, un bell’esercizio di stile innestato su una ciclistica moderna. I due corpi non sono così ben amalgamati, ma nell’insieme la moto convince.
Anche Morini lascia il segno, reinterpretando quello che è stato il suo passato glorioso: la Milano ricorda tanto la mitica 3 ½. Scrambler Ducati è di diritto in questo segmento, e ora fa la voce grossa crescendo da 800 a 1.100. È più moto e meno “giocattolo”. Passando al mondo sportivo, è buio totale.
Ducati a parte, che riscrive se stessa passando da 2 a 4 cilindri con la Panigale V4. Una rivoluzione. La moto è bella, ma siamo abituati a quel bello di Borgo Panigale. Stupisce piuttosto per quanto è fatta bene. Ecco, diciamo che è il sotto a lasciare a bocca aperta. Tolte le carene, incanta. Al punto da creare un paradosso: la moto più bella del Salone è una nuda che non nasce per essere tale.
Le poltrone viaggianti hanno nuove interpretazioni, vedi Bmw K 1600 Grand America, ma deve già fare i conti con la dea assoluta della categoria: sua maestà Gold Wing, che Honda ha riscritto da un foglio bianco. È tutto da riparametrare.
Harley Davidson non ha mai avuto così tante novità, è che sono tutte simili fra loro e si fatica a capirlo una volta dentro allo stand. Ma la famiglia Softail, bene otto versioni, è completamente inedita. E ora c’è anche Indian a spingere il made in Usa, ed è sempre più interessata al mercato europeo. Per Suzuki è un anno di magra, una sola moto nuova e su base già conosciuta (SV650X). Parlando di scooter, tiene bene e si ripopola il “medium size”, 300/400 cc, e su tutti spicca il nuovo BMW C 400 X. Nei Maxi attenzione, perché a insidiare il trono di sua Maestà Yamaha Tmax, oltre all’attuale Honda X-adv, ora ci si mette anche Kymko con C Concept. È guerra di interpretazioni, prestazioni, originalità. L’argomento elettrico è una brutta bestia per il mondo delle due ruote. Se nell’auto ormai è il presente e nelle bici le eBike potrebbero addirittura arrivare a infastidire le moto (perché in realtà piccole moto sono già), il motociclista è un cocciuto nostalgico e storce il naso.
Però a questo Eicma c’è qualcosa che potrà accelerare l’accettazione, per lo meno dal punto di vista psicologico: si chiama Vespa. Se è lei a diventare elettrica, può darsi che sia la volta buona, perché nulla nell’immaginario collettivo è più presente di questo oggetto iconico. La vedi e sembra uguale (e ci mancherebbe anche…), invece si ricarica in 4 ore e offre un’autonomia di 100 km. Che possono raddoppiare nel caso della versione X, dotata di generatore. Tornando ad Eicma rivoluzioni no, abbiamo detto. Tranne una, che ha tre ruote e non è uno scooter. Yamaha provoca con Niken, dicendoci che una moto a tutti gli effetti può avere due ruote davanti (piccole, da 15”) e una dietro. Il motore è quello della MT 09, e quindi un bel tre cilindri di sostanza. L’oggetto divide, lo si ama o lo si odia perché sono due corpi innestati in uno senza raccordo (e davanti ricorda troppo da vicino un maxi scooter o un quad aggressivo), però provarlo su strada incuriosisce tutti. Infine c’è anche l’elettrificazione con l’italiana Energica che lancia la EsseEsse9, a ioni di liti con look classico . Sarà così il futuro? Lo scopriremo solo guidando.
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