Non solo l’affaire Tari. Le tante schizofrenie del sistema fiscale italiano con cui devono fare i conti cittadini, imprese e professionisti hanno un andamento circolare: norme complesse e spesso adottate solo per ragioni di (maggior) gettito, adempimenti che si stratificano e diventano insostenibili, richieste e necessità da parte di operatori o semplicemente dei diretti interessati di intervenire giocoforza con le agognate semplificazioni. Il tutto in un contesto che negli ultimi due anni e mezzo ha visto l’agenzia delle Entrate (che, ricordiamolo, non “governa” né la Tari né gli altri tributi locali) è rimasta, di fatto, paralizzata dopo lo stop della Corte costituzionale (sentenza 37/2015) alle norme che consentivano di attribuire incarichi dirigenziali a tempo a funzionari senza passare dai concorsi. Concorsi da dirigenti, tra l’altro, finiti sotto il fuoco di fila di ricorsi e controricorsi davanti alla giustizia amministrativa e che, quindi, non sono mai stati completati.
Ora il Parlamento prova a intervenire, dopo che la commissione Finanze del Senato presieduta da Mauro Maria Marino (Pd) aveva già avviato una discussione su una proposta di legge che aveva come relatrice Maria Cecilia Guerra (Mdp). Con l’emendamento al decreto fiscale presentato ieri dal relatore in commissione Bilancio, il democratico Silvio Lai, si punta a riscrivere l’organizzazione delle Agenzie fiscali. Al di là dell’incarico al direttore centrale che passerebbe dagli attuali tre a cinque anni ma con la possibilità di revoca se per due anni non si raggiungono gli obiettivi prefisasati, ne viene fuori un quadro in cui debutta una nuova figura: quella delle posizioni organizzative a elevata responsabilità (Poer) attribuibili a funzionari con almeno cinque anni di anzianità nella terza area. Le Poer - destinate a sostituire le attuali posizioni organizzative speciali (Pos) - potranno guidare uffici di livello non dirigenziale ma anche organizzare, gestire e controllare le unità di personale affidate. Ma soprattutto (e questo è il profilo di maggior rilievo per i contribuenti) avranno la possibilità di adottare gli atti e i provvedimenti amministrativi che impegnano l’Agenzia verso l’esterno. Tradotto in altri termini, quindi, anche gli avvisi di accertamento.
A questo si aggiunge poi la nuova articolazione dei concorsi per i dirigenti con una prova preselettiva, uno scritto e una orale ma soprattutto con la possibilità di destinare fino al 50% dei posti da selezionare al personale con almeno dieci anni di anzianità nella terza: insomma una vera e propria riserva.
Questo dovrebbe servire a tamponare quel deficit organizzativo e di strategia (soprattutto a livelli intermedi) che ha caratterizzato l’agenzia delle Entrate negli ultimi due anni e mezzo e togliere una “foglia di fico” anche dalle disfunzioni emerse: la più recente è quella dello spesometro. Anche in questo caso è stato necessario un intervento parlamentare per sterilizzare le sanzioni su emissioni o errori nel primo invio e cercare di rendere meno complessi e onerosi per professionisti e imprese le prossime comunicazioni in attesa dell’e-fattura.
Per ora, invece, i grandi assenti restano la revisione del calendario fiscale e le semplificazioni. Tema al centro di un tavolo tecnico riunitosi ieri alle Entrate ma disertato dai commercialisti (si veda il servizio in Norme&Tributi a pagina 33). Tra le comunicazioni dei dati Iva, la riapertura della rottamazione delle cartelle e le scadenze ordinarie si preannuncia, infatti, un calendario 2018 ancora all’insegna dell’ingolfamento degli adempimenti e delle richieste quasi certe di proroghe e chiarimenti.
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