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Dossier Al personale Dhl l’ordine «appare» sugli occhiali

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    Dossier | N. 21 articoliBusiness e Tecnologia

    Al personale Dhl l’ordine «appare» sugli occhiali

    Quando, nel gennaio 2016, Google decise di interrompere lo sviluppo dei suoi occhiali intelligenti per il mercato consumer, i Google Glass, l’impressione fu che quella tecnologia non avrebbe avuto futuro. Il colosso di Mountain View però non ha mai abbandonato completamente quella strada. Quest’anno ha lanciato una versione per le imprese, la Enterprise Edition, invitando i suoi partner a sviluppare soluzioni applicative. Nel frattempo almeno una ventina di altre aziende in tutto il mondo, molte delle quali in Cina, hanno cominciato a produrre occhiali per la realtà aumentata. Risultato: nel 2017 il mercato dovrebbe superare i 50 milioni di dollari e, secondo la società di analisi di mercato Forrester, raggiungerà i 30 miliardi nel 2025.

    Perché questo interesse? In abbinamento a sistemi di intelligenza artificiale e di machine learning questi dispositivi stanno rivelando potenzialità inaspettate. Il loro vantaggio principale è che svolgono una funzione di terminale simile a quella di un tablet, ma con il vantaggio di lasciare le mani completamente libere di lavorare, con un grande guadagno di tempo. Dhl, riferimento della logistica, ha annunciato lo scorso agosto il buon esito di alcuni test pilota in Germania, che hanno evidenziato un aumento della produttività del 15% rispetto alla media. Gli occhiali intelligenti consentono agli addetti di leggere i codici e visualizzare le istruzioni per lo smistamento dei pacchi senza dover consultare elenchi o tabulati. La divisione Healthcare di General Electric li ha testati invece in un magazzino a Florence, in Sud Carolina, dove i tecnici impegnati ricevono gli ordini di lavorazione direttamente sugli occhiali, che li guidano poi nelle aree di storage per localizzare a colpo sicuro i componenti da utilizzare. Il miglioramento dell’efficienza è stato del 46 per cento.

    Il ruolo dell’intelligenza artificiale abbinata agli smart glasses è irrinunciabile. Lo spiega Mauro Rubin, amministratore delegato e fondatore di una società italiana, Joinpad, con sedi anche in Usa, Brasile e Cina, che sviluppa soluzioni di realtà aumentata per le imprese. «Per estrarre da una enorme quantità di dati e in tempo reale le informazioni corrette da dare a un operatore, come può avvenire in una fabbrica o in un magazzino digitalizzati, occorrono agenti di intelligenza artificiale. L’occhiale fornisce al sistema la localizzazione esatta dell’addetto che li indossa, il suo ruolo e i compiti specifici e rende così possibile la creazione di istruzioni personalizzate». Non solo. Spiega ancora Rubin: «Gli smart glasses hanno anche una loro intelligenza a bordo con cui possono interpretare quanto sta succedendo anche se sono offline e alleggerire l’unità di calcolo centrale, migliorando l’efficienza del sistema».

    Joinpad utilizza questo mix di tecnologie per applicazioni in vari ambiti aziendali. «Nella logistica – dice Rubin – si misurano margini di miglioramento delle performance tra il 3 e il 20 per cento. I vantaggi si hanno soprattutto nel momento in cui un oggetto deve essere individuato e prelevato e consistono nella possibilità di fornire sugli occhiali indicazioni sul percorso più breve da compiere oppure raccomandazioni sulla sicurezza o sui movimenti da fare per affaticarsi di meno. In altre parole, vedo questa tecnologia come uno strumento per migliorare le percezioni umane sul posto di lavoro e non per eliminare l’uomo». In attesa che questi occhiali diventino anche oggetti consumer. «In questo caso – conclude Rubin – potremo avere informazioni su qualsiasi oggetto, un tavolo di design o un’opera d’arte, e cambierà del tutto il nostro modo di rapportarci al mondo e di conoscere».

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