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Dossier Più «educati» per neutralizzare le frodi

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    Dossier | N. 22 articoliNuovo risparmio, la guida per gestire i tuoi soldi

    Più «educati» per neutralizzare le frodi

    (Marka)
    (Marka)

    Il risparmio finanziario privato si presta facilmente a essere oggetto di attività fraudolente. La storia è piena di episodi di truffe ad ampio raggio che hanno creato malessere economico diffuso e profondi disagi psicologici nelle persone coinvolte, oltre ad aver minato la fiducia generale nel corretto funzionamento di un sistema finanziario.

    L’Educazione finanziaria può fornire un valido contributo per il contrasto di questi fenomeni, intervenendo direttamente a immunizzare l’anello più debole del sistema: i risparmiatori.

    Le difese approntate in termini di regole e presidi di controllo non sempre, infatti, si sono rivelate idonee a intercettare comportamenti scorretti e illeciti da parte di soggetti che hanno agito per ottenere un profitto - per sé o per altri - in danno del patrimonio finanziario di privati investitori. Comportamenti anti-sociali messi in atto con tecniche ingannevoli, raggiri, simulazioni di circostanze e dissimulazioni dei risultati attesi, quasi sempre fondati sull’abuso di un rapporto di fiducia. Le modalità di realizzazione dell’“ingiusto profitto” possono assumere molteplici forme e articolazioni: dalle attività online abusive di offerta di contratti finanziari consistenti, per esempio, nell’acquisto figurato a pronti di beni (tipicamente “di valore”) e nella loro rivendita a termine, con promessa di rendimento “garantito” e certezza della restituzione del capitale; alle condotte illecite di soggetti non autorizzati che carpiscono la fiducia dei risparmiatori con narrazioni di fantasiose strategie d’investimento e prospettazioni di alti guadagni, in tempi brevi e senza rischi; dal marketing aggressivo volto a indurre lo scambio di moneta a corso legale contro pseudo-attività finanziarie non regolate; ai comportamenti opportunistici di intermediari che raccomandano a clienti non professionali, con bassa tolleranza al rischio, prodotti o contratti finanziari ad alto rischio solo per incassare alte commissioni.

    Una tecnica fraudolenta, purtroppo “consolidata”, è rappresentata dal famigerato “schema Ponzi”, dal nome del suo realizzatore, Charles Ponzi, un intraprendente italo-americano che - agli inizi degli anni venti del secolo scorso - architettò un ingegnoso piano per raccogliere denaro dalle persone sulla base di una promessa di alto rendimento. Ponzi si avvide che, in linea teorica, sarebbe stato possibile ottenere un profitto certo dalla sottoscrizione in un Paese europeo di diritti ad acquistare francobolli negli Stati Uniti, per effetto della differenza tra il basso costo sopportato in valuta locale e l’alto ricavo in dollari rinvenibile dalla vendita in USA dei francobolli a operatori locali. La “certezza” del risultato dell’investimento era assicurata dalla circostanza che il costo di tali diritti, espresso in una delle valute europee, fosse basato su un tasso di cambio contro il dollaro statunitense fissato dall’Unione Postale Universale prima della Prima Guerra mondiale e mai modificato, nonostante la forte svalutazione subìta dalle monete europee dopo il 1918. L’effetto della prospettazione alla gente comune di un guadagno “sicuro e in tempi rapidi” fu una vorticosa corsa a consegnare denaro al signor Ponzi (e alla società da lui creata allo scopo) da parte di persone appartenenti a ogni ceto sociale, dando luogo ben presto a un fenomeno di massa, grazie anche a un abile uso del passaparola. Il piano fraudolento si basava su un meccanismo a catena tramite il quale il pagamento delle somme pattuite ai “clienti” veniva effettuato con fondi apportati da nuovi soggetti. L’illusione del facile guadagno monetario poteva così reggere fintantoché fosse stato attratto nuovo denaro necessario a rimborsare il capitale incrementato del profitto promesso. In effetti, non appena tale catena s’interruppe, il “castello di carta” rivelò tutta la sua natura fraudolenta, provocando a tutti gli investitori rimasti perdite patrimoniali ingenti e il grande sconforto di essere state vittime di un madornale imbroglio.

    In tempi più recenti, un “quasi-schema Ponzi” è stato utilizzato dal finanziere statunitense Bernard Madoff che ha attuato una delle truffe più clamorose di tutti i tempi. Lo schema Ponzi, nelle sue innumerevoli variazioni sul tema, resta ancora oggi uno dei modelli di truffa che più di frequente ricorrono nei casi di risparmio tradito.

    Quale insegnamento traiamo da queste storie? In primo luogo, la convinzione che la tutela del risparmio si fonda sulla codificazione di regole efficienti, sull’uso di adeguati poteri di controllo e sulla capacità di sanzionare in modo appropriato comportamenti illeciti, così da creare un deterrente efficace. Secondariamente, la cognizione che il sistema delle tutele è più robusto se le persone sono in grado di partecipare attivamente alla gestione delle proprie risorse finanziarie.

    In quest’ottica, l’educazione finanziaria ha un ruolo importante da giocare: fa crescere negli individui la consapevolezza sui rischi che si corrono; migliora le loro competenze anche con riguardo a un ordinato processo decisionale; mette in evidenza la necessità di informarsi, di selezionare i professionisti a cui rivolgersi, di fare scelte ragionate in un orizzonte non di breve termine, di rifuggire dalla logica dell’atto di fede, della pura scommessa e dell’azzardo.

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