La domanda di camion risponde agli stimoli che incentivano il rinnovamento, ma potrebbe essere più vivace. Questa la fotografia che emerge dai dati di chiusura 2017. Le vendite sono state leggermente superiori al 2016 che però a sua volta era cresciuto del 56%. A trainare la crescita sono stati i mezzi pesanti, con massa totale a terra uguale o superiore alle 16 tonnellate (16t), che hanno immatricolato 19.636 unità, quasi il 7% più del 2016, laddove i camion fino a 16t hanno perso il 12%, fermandosi a 4.715 unità.
«Le stime del nostro centro studi e statistiche – commenta Franco Fenoglio, presidente della Sezione veicoli industriali di Unrae, l’associazione delle Case automobilistiche estere – presentano la situazione non brillante di un mercato che, per quanto con segno positivo, continua a rallentare nonostante le misure adottate in favore degli investimenti». Sembra una lettura eccessivamente pessimistica, invece è la foto di un malessere strutturale del settore: la concorrenza dei trasportatori esteri. «Siamo in presenza – continua Fenoglio – di un’anomalia che dovrebbe far riflettere. Infatti, se è vero che l’economia italiana si sta riprendendo, e tra i vari indicatori di tale ripresa c’è anche l’incremento della domanda di trasporto, sembra lecito domandarsi perché il mercato dei veicoli industriali sia in frenata e, conseguentemente, quali vettori e con quali veicoli rispondano all’incremento della domanda italiana di trasporto, non solo internazionale». Detto in termini più espliciti, la concorrenza di vettori esteri non sarebbe mai la benvenuta, ovviamente, ma almeno potrebbe essere accettabile, se fosse praticata con mezzi di qualità e autisti di livello equiparabili ai nostri, e soprattutto se il carico fiscale e contributivo delle imprese italiane non fosse sproporzionato nel confronto.
Le previsioni per il 2018 sono di una sostanziale stabilità, anche per l’incertezza politica che potrebbe ritardare l’emanazione dei decreti necessari a rendere disponibili i fondi, stanziati nella legge di bilancio 2018, a favore degli investimenti nell’autotrasporto. È importante sottolineare che il rinnovamento dei camion è un interesse sociale, per l’inquinamento e per la sicurezza. Ancora Fenoglio ci ricorda che «l’adozione dei più sofisticati dispositivi di sicurezza è stata resa obbligatoria sugli autocarri dal primo novembre 2015; su un parco di 638.500 veicoli industriali circolanti in Italia, quelli immatricolati successivamente rappresentano il 4,2%: una percentuale ancora troppo bassa per garantire un miglioramento sensibile del livello di sicurezza generale».
Dando uno sguardo anche al comparto dei rimorchi, registriamo un 2017 in crescita dell’8,5%, con 16mila veicoli consegnati, secondo le stime Unrae. «Il dato 2017 del mercato per i rimorchi e semirimorchi - commenta Sandro Mantella, coordinatore del gruppo rimorchi, semirimorchi e allestimenti di Unrae – è positivo anche oltre le aspettative, ma aggiungo una considerazione. Il 70% del parco circolante ha più di 12 anni di età e non è dotato, tra l’altro, dei più moderni dispositivi di sicurezza attiva che sono stati nel frattempo resi obbligatori. Sarebbe necessario definire forme di premialità per le imprese che scelgono di rinnovare il parco, nonché stabilire regole severe per l’importazione di rimorchi e semirimorchi usati dall’estero».
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