Secondo una recente rilevazione del Centro Studi Auto Aziendali, il 90% delle auto delle flotte sono diesel, il 5% a benzina e il resto, quindi solo un altro 5%, ad alimentazione “verde”. All’interno di questa piccola quota verde uno spazio molto importante è occupato dalle ibride. Bisogna però intendersi sul significato del termine perché, generalmente, per ibride si intendono solo auto con alimentazione elettrica e a benzina, ma sono ibride anche le benzina/metano, le benzina/gpl e altri cinque tipi di auto a doppia alimentazione. La grande fortuna dell’ibrido elettrico/benzina è data dal fatto che è una vettura assolutamente comparabile a un’auto a benzina per l’utilizzazione all’esterno dei centri urbani ma nei centri urbani viene spesso equiparata alle auto totalmente elettriche e quindi può accedere alle zone a traffico limitato: un grande vantaggio sia per i privati che per le flotte. Come abbiamo visto, nelle flotte lo spazio per le soluzioni verdi a cui l’ibrido elettrico/benzina appartiene è però al momento modesto. Potrà aumentare se la guerra al diesel continuerà?
Abbiamo più di un dubbio perché la guerra al diesel nel breve-medio termine favorirà soprattutto le alimentazioni a benzina. Ma c’è anche un’altra ragione. Tra i possibili ibridi, per chi voglia rinunciare al diesel, ce n’è uno che in un numero notevole di casi potrebbe essere più conveniente non solo dell’ibrido elettrico/benzina, che è una soluzione costosa, ma anche dell’opzione solo benzina. Si tratta dell’ibrido benzina/metano, che, non solo può sostituire un diesel con piena soddisfazione in termini di prestazioni e di costi di acquisto, ma può anche assicurare (ed anzi accrescere) il risparmio sui costi di esercizio che è oggi forse la principale ragione per acquistare un diesel.
In anni non lontani il benzina/metano era arrivato a superare il 5% delle immatricolazioni totali e ad avere una presenza anche nelle flotte grazie a generosi incentivi e a un forte impegno della filiera del metano per sostenerlo. Poi nel 2017 la sua quota è piombata all’1,7% e questo per la fine degli incentivi e per un impegno sempre meno incisivo di case e operatori del metano nella promozione. Nell’aprile scorso la quota del benzina/metano è però improvvisamente raddoppiata. Che cosa significa? Forse gli italiani stanno scoprendo che la soluzione più conveniente e più a portata di mano per sostituire un diesel è un’auto a metano. Certo la rete di distribuzione del metano non è capillare come sarebbe auspicabile, ma i distributori sono più di 1.000 e vi è una parte importante del Paese che può tranquillamente andare a metano. Questo vale anche per le flotte tanto più che oggi l’offerta delle case di auto a metano copre praticamente tutti i segmenti di mercato, anche se, proprio le case auto, ma non solo loro, si stanno dimenticando di promuoverne l’acquisto e l’uso.
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