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Dossier | N. 19 articoliMostra del cinema di Venezia, la 75esima edizione

Mostra di Venezia: «Mi obra maestra», un'insolita commedia nera sul tema dell'amicizia

Il cinema argentino è subito protagonista alla Mostra di Venezia: prima della proiezione degli attesissimi «La quietud» di Pablo Trapero e «Acusada» di Gonzalo Tobal, in programma nei prossimi giorni, la nazione sudamericana è rappresentata da «Mi obra maestra» di Gastón Duprat, già regista del premiato «Il cittadino illustre».
Inserito fuori concorso, il film racconta dell'insolita amicizia tra Arturo, titolare di una galleria d'arte nel centro di Buenos Aires, e Renzo, un cupo pittore in declino, che detesta i rapporti sociali e vive quasi in povertà.

I due hanno un legame di lunga data, ma si trovano costantemente in disaccordo su qualsiasi argomento inerente al loro lavoro: Arturo vorrebbe che Renzo si adeguasse ai dettami dell'arte contemporanea, ma quest'ultimo non vuole saperne e preferisce rimanere ancorato alle sue idee stilistiche. L'amicizia che li unisce li porterà però a superare le difficoltà e a progettare una bizzarra truffa.
Il mondo dell'arte è stato spesso un argomento fondamentale nel cinema di Gastón Duprat, regista che qui dirige in solitaria ma che spesso ha lavorato fianco a fianco con Mariano Cohn, amico e collega che questa volta si è limitato a collaborare alla produzione della pellicola.
Più che sull'arte contemporanea e i suoi derivati, il film ragiona in particolare sul tema dei legami umani e degli alti e bassi che può attraversare un'amicizia di lunga durata.
Duprat punta molto sui toni farseschi, alternando però il registro drammatico a quello prettamente comico: sorprendentemente sono proprio i momenti più leggeri quelli che colpiscono di più, mentre quando opta per un versante eccessivamente malinconico o tragico la messinscena si fa scolastica e inutilmente enfatica.

Aperto da un incipit efficace, che crea una connessione immediata tra il film e i suoi spettatori, «Mi obra maestra» si fa un po' didascalico col passare dei minuti, anche se rimane per quasi tutta la durata un prodotto garbato e capace di toccare corde profonde.
Più che per i dialoghi, che funzionano a fasi alterne, le battute colpiscono soprattutto per la notevolissima interpretazione dei due protagonisti Guillermo Francela e Luis Brandoni: i due celebri attori argentini danno vita a un duetto tutto da gustare, che è il vero valore aggiunto di una pellicola che si regge moltissimo sulle loro spalle.
Chi ha conosciuto Francela soltanto come terrificante capofamiglia de «Il clan», qui rimarrà sorpreso del suo grande talento comico: forse è proprio questo il versante in cui ha maggiormente dimostrato la sua bravura in carriera, sia al cinema, sia in televisione con serie e sitcom come la divertente «Casados con hijos», dove ha recitato accanto a Florencia Peña e Luisana Lopilato.

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