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Dossier Shakespeare cinese al lido con Zhang Yimou (ma fuori concorso)

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Dossier | N. 19 articoliMostra del cinema di Venezia, la 75esima edizione

Shakespeare cinese al lido con Zhang Yimou (ma fuori concorso)

Due volte Leone d'oro (nel 1992 con “La storia di Qiu Ju” e nel 1999 con “Non uno di meno”), Zhang Yimou si presenta al Lido con “Ying”, film di genere di un bagliore estetico e di un'eleganza tali che avrebbero meritato solo per questo un posto in competizione. La pellicola si sarebbe potuta facilmente aggiudicare il premio per la fotografia di Zhao Xiaoding e, se ci fosse, quello per i costumi di Chen Mizheng, in bianco e nero come lo yang (bianco) e lo yin (nero) , simboli onnipresenti e fondanti della storia, e la scenografia di Ma kwong Wing.

Tratto da un classico della letteratura cinese, “Romanzo dei tre regni”, la pellicola Fuori Concorso racconta una lotta di potere dai tratti scespiriani (anche se mancano le streghe) di un re cacciato dal proprio regno, desideroso di riconquistare la sua terra. Yimou lo fa attraverso gli occhi di un “uomo ombra”, ovvero un essere molto somigliante al nobile e “padrone” da proteggere, che funge da controfigura nei casi di pericolo. Siamo nella Cina del periodo dei Tre Regni (220-280 d.C.) e Ying (Chao Deng ) è un bambino diventato adulto alle spalle del Grande Comandante Yu, in procinto di sostituire quest'ultimo nella battaglia contro il Generale Yang (Jun Hu) che, oltre ad avergli sottratto il regno, gli ha inferto una ferita fatale. Nessuno sa dell'esistenza dell'ombra, salvo la moglie di Yu (Li Sun) e il re (Ryan Zheng), che tenta di dar corpo ai suoi fondati sospetti.

Intrighi di corte, tradimenti, combattimenti, codici etici e rituali ci portano nel mondo epico e arcaico di un paesaggio montano incantato, dove la lotta tra il Bene e il Male si svela a piccoli colpi di scena. La recitazione eccessiva e roboante di Yu trova la sua spiegazione nel contesto fiabesco e noir del film, in cui vi sono scene indimenticabili, come quella dei guerrieri che si nascondono dentro ombrelli di acciaio e si insinuano nella città da riconquistare rotolando sulla strada nei loro involucri argentati. O l'approccio vincente della lotta, mutuato da una danza femminile, perché questo film è anche un grande omaggio alla donna. La morale la conosciamo da millenni: la potenza dell’amore vero, la scaltrezza dell’uomo di popolo in grado di superare quella nobiliare, e la dicotomia umana che nasconde in misura minore o maggiore i germi dello Yin e dello Yang.

Dopo aver ricevuto tre nomination agli Oscar nella categoria miglior film straniero per “Hero”, “Ju Dou” e per “Lanterne Rosse” (anche Leone d’argento nel 1991), oggi Yimou riceverà il premio Jaeger LeCoultre Glory to the filmmaker. Un piccolo risarcimento per non essere ammesso in concorso.

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