Dopo aver sottratto l'alternanza scuola-lavoro dall'esame di maturità di giugno 2019 con il decreto milleproroghe e una circolare esplicativa ministeriale, il governo, con la manovra appena trasmessa alle Camere, completa lo smantellamento della formazione “on the job”, probabilmente la misura più innovativa rilanciata dalla legge 107/2015, che ci avvicinava al resto d'Europa. Non solo si tagliano sensibilmente le ore, anche negli istituti tecnici; ma, a sorpresa, nella relazione tecnica di accompagno della legge di Bilancio 2019, si stima anche la riduzione di spesa (conseguente alla sforbiciata alle ore). Ben 56,52 milioni di euro (sui 97,05 milioni annui a regime). Ma andiamo con ordine.
Addio alternanza (almeno per questa maturità)
Il primo affondo del governo giallo-verde all'alternanza scuola-lavoro è arrivato a settembre con la conversione del decreto milleproroghe, e una successiva circolare del Miur che ha colto l'occasione per rivedere le regole per la prossima maturità. A giugno gli
studenti potranno ancora sedersi agli esami di Stato con il sei in ciascuna disciplina (e la sufficienza in comportamento)
e se hanno frequentato almeno i tre quarti del monte ore annuale previsto. Il consiglio di classe potrà però anche ammettere
agli esami alunni con una insufficienza in una sola disciplina, o gruppo di discipline valutate con un unico voto: in questo
caso, servirà «una adeguata motivazione». Non sono invece più - almeno per quest'anno - necessari per l'accesso alle prove
la partecipazione ai test Invalsi e lo svolgimento delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro. Il decreto milleproroghe,
come detto, ha infatti differito al 1° settembre 2019 l'entrata in vigore di questi due ulteriori requisiti.
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Il taglio delle ore
Il secondo tempo dello smontaggio dell'alternanza sta andando in scena ora con la legge di Bilancio. Intanto, i percorsi “on
the job” cambiano nome: si chiameranno “percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento”. E poi, a decorrere dall'anno
scolastico in corso, il 2018/2019, arriva pure la sforbiciata alle ore nelle tre classi terminali dei corsi di studio della
scuola secondaria di secondo grado. Si cambia così: nei professionali da 400 ore nel triennio, si passa a non meno di 180;
negli istituti tecnici, da 400 ore nel triennio, a non meno di 150; e nei licei, da 200 ore nel triennio, a non meno di 90.
Certo, le scuole, assicura il governo, potranno svolgere i percorsi di alternanza anche per un numero di ore superiore, purchè
- ed è qui la beffa - nel limite delle risorse così assegnate oppure reperendo diversamente i necessari fondi.
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I risparmi
Il colpo di grazia alla formazione “on the job” è infatti sui fondi. Il numero di studenti, si legge nella relazione tecnica
che accompagna la manovra, ai quali si applica l'obbligo di frequenza dei percorsi d'alternanza, nell'anno scolastico 2017/2018,
è il seguente: professionali: 291.061; tecnici: 471.155; licei:658.734. In considerazione di questi numeri, e moltiplicando
tali consistenze per i nuovi orari, a rapporto con i precedenti, «si riscontra - è scritto nel documento - una riduzione del
58,23 percento nelle ore da finanziare, con conseguente riduzione nel fabbisogno di spesa di 56,52 milioni di euro a decorrere
dall'anno scolastico 2018/2019» (su uno stanziamento di 97,05 milioni a regime). Ciò corrisponde a una riduzione di spesa
di 56,52 milioni a decorrere dal 2019, tenuto conto che le risorse stanziate per il periodo settembre-dicembre 2018 sono state
già erogate. E così al danno per il taglio delle ore, si aggiunge la beffa per il taglio ai fondi.
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