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2/7 Il traffico merci ai valichi alpini

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    la manifestazione a torino

    Tav, le ragioni del «sì» e quelle del «no» in sette schede

    Bandi di fatto congelati, 813 milioni già stanziati dall'Ue, una analisi Costi-Benefici in fase di conclusione, mobilitazioni di piazza a sostegno e opposizione dura anche in Parlamento. Il destino della Torino-Lione non è mai stato così in bilico. Il dibattito, tecnico e politico, intorno all'opera dura da vent'anni e oggi la Torino-Lione è a un bivio: inserita nel contratto di Governo - «Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia» – aspetta l'esito dell'analisi Costi-Benefici avviata dall'Esecutivo. Il Sole 24 Ore ha costruito un approfondimento a partire dalle sette Schede elaborate dalla Commissione Tecnica Torino-Lione, organo di consulenza del Comune di Torino e della Comunità montana della Valsusa, che spiega le ragioni contrarie alla realizzazione dell'opera, messe a confronto con argomentazioni speculari ma favorevoli alla realizzazione fornite dall'Osservatorio dell'Alta-Velocità Torino-Lione

    2/7 Il traffico merci ai valichi alpini

    NO TAV
    Negli ultimi vent'anni il traffico merci ai valichi alpini italo-francesi è in costante diminuzione. Sia al Monte Bianco che in Valle Susa, la riduzione è stata di oltre il 30% rispetto ai livelli del 1997. In particolare, il traffico merci totale tra Italia e Svizzera tra il 2001 e il 2017 è aumentato del 25,3%, quello tra Italia e Austria, sempre tra il 2001 e il 2017, è aumentato del 43,5%

    SI TAV
    Non è corretto sostenere che il traffico attraverso il confine francese sia in costante diminuzione. La serie storica rivela in realtà che è stabile da almeno dieci anni, nonostante la crisi del 2008 e poi la frenata del 2013. Sarebbe più corretto guardare l'interscambio tra Italia con Francia, Spagna e Portogallo, che ha bisogno di passare le Alpi Occidentali (senza contare ciò che viene da Est dell'Italia e ciò che deve andare in Gran Bretagna e che in parte attraversa il valico occidentale). I dati, a partire dagli anni Novanta, fanno vedere che non c'è decrescita, anche se la crescita degli ultimi anni '90 non si è più avuta.

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