Senza storytelling, oggi, non si va da nessuna parte. È solo raccontando – il più delle volte illudendo o semplicemente irretendo – che si catturano attenzioni distratte. Vale per tutto: dai prodotti alla politica alla fama intangibile di social e dintorni. Per Pitti Uomo, giunto all’edizione numero novantacinque, l’intero allestimento della fiera, dei suoi padiglioni e degli spazi aperti che li collegano – un labirinto di slarghi e di vie da navigare con una mappa o ci si perde – è un racconto, diverso da una stagione all’altra: qualche volta mera scenografia, alla meglio riflessione immaginifica sullo status quo del costume. Ne è autore l’istrionico Sergio Colantuoni, bricoleur di accumuli e bric-a-brac, che si autodefinisce lifestyler dopo un percorso eclettico nella moda.
Per questa nuova edizione, il tema scelto sono le scatole: box veri e propri, dilatati a misura d’uomo; scatole con funzioni precise, dal silenzio alla messa in mostra di sé, ma pur sempre scatole, con tutte le implicazioni metaforiche del caso. Metafore probabilmente estranee al progetto originale, ma da considerare: le scatole rappresentano il bisogno di categorizzare, mettere ordine, classificare, custodire. Una urgenza impellente in questo momento di confusione indotta da messaggi che si sovrappongono e vorticano senza sosta.
Altrettanto forte, in epoca di me first, di individualismo estremo come nuovo conformismo, è però la spinta a pensare e agire out of the box. Ovvero, visto che siamo a Firenze e in ossequio a Dante Alighieri che le conseguenze dell’indipendenza le visse sulla propria pelle, a far parte per se stessi. Non a caso l’allestimento di Pitti è annunciato dallo slogan “Are you in or out of the box?”. Questo stare in bilico su una soglia è in effetti condizione permanente del linguaggio dello stile. I segni della moda si espandono e contraggono in un movimento continuo di convenzione e ribellione, per cui ciò che è inusitato diventa presto comune, e viceversa, in una alternanza tendente ad infinitum. Un ciclo che oggi sembra essersi arrestato: la cultura digitale è conformista e angusta come non mai.
A questi interrogativi la scenografia di Pitti non risponde - non deve. È significativo però che la sezione out of the box sia composta di enormi foto di paesaggi sublimi. Come a dire: allarghiamo gli orizzonti, dimenticando di raccontar storie per viverle, davvero.
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