Il reddito di cittadinanza sarà compreso tra 480 e 9.360 euro annui, in base al risultato del mix di parametri indicati nel
decretone varato dal Governo, dall’Isee al numero di componenti della famiglia. Solo così la misura
avrà un impatto espansivo e non assistenzialistico. I soldi che verranno accreditati sulla card emessa da Poste italiane
andranno spesi tutti e non accumulati: è questo un punto fermo che il ministro del Lavoro Luigi Di Maio va ripetendo da tempo.
Chi dunque non utilizzerà, mese per mese, tutti i soldi caricati sulla tessera, perderà una parte del beneficio economico.
Il comma finale dell’articolo 3 del decreto legge stabilisce che: «Il beneficio è ordinariamente fruito entro il mese successivo a quello di erogazione - si legge nel provvedimento - . A decorrere dal mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto l’ammontare di beneficio non speso ovvero non prelevato, ad eccezione di arretrati, è sottratto, nei limiti del venti per cento del beneficio erogato, nella mensilità successiva a quella in cui il beneficio non è stato interamente speso». Quindi se le prime tessere saranno caricate a fine aprile, i soldi andranno spesi entro fine maggio: facciamo l’esempio di un reddito di cittadinanza di 500 euro mensili, se non se ne spendono 80, sulla carta il mese successivo arriveranno 420 euro, se non se ne spendono 150, sulla tessera nel arriveranno 400 (500 euro meno un quinto).
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Ma non solo. «Con verifica in ciascun semestre di erogazione - si legge ancora nel decreto - , è comunque decurtato dalla disponibilità della Carta l’ammontare complessivo non speso ovvero non prelevato nel semestre, fatta eccezione per una mensilità di beneficio riconosciuto».
Novità dell’ultima ora
Tra le ultime novità introdotte nel decreto anche la misura che prevede possono essere esonerati dagli obblighi legati al beneficio del reddito di cittadinanza - quindi il dover accettare un’offerta di lavoro congrua - i componenti con carichi di cura per accudire bambini fio ai tre anni o componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti. Per i dettagli servirà comunque un accordo in Conferenza Unifica «al fine di assicurare omogeneità di trattamento»
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