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Dossier La congiuntura è incerta e le flotte navigano a vista

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    Dossier | N. 59 articoli Auto aziendali, l'offerta, le formule e gli scenari di mercato

    La congiuntura è incerta e le flotte navigano a vista

    • – di Pier Luigi del Viscovo
    L’ultima generazione di Bmw Serie 3
    L’ultima generazione di Bmw Serie 3

    Il 2019 è un anno difficile da prevedere, tante sono le variabili che interessano la mobilità delle aziende e nonostante ormai un mese sia già trascorso. «A gennaio 2019 – riporta l’Istat – prosegue il progressivo indebolimento del clima di fiducia delle imprese in atto già dallo scorso luglio e trainato da un diffuso peggioramento sia dei giudizi sia delle aspettative». Insomma, dal punto di vista dell’andamento generale dell’economia, bisogna mettere in conto che i clienti non si faranno trovare nella migliore condizione per affrontare il discorso macchina.

    Alle prese col malus
    Se l’economia appare almeno fluida, dunque, il settore dell’auto non si fa apprezzare certo per nitidezza di orizzonti, innanzitutto sui propulsori. Sette auto business su dieci sono diesel, perchè rispetto al motore a benzina è più economico e vanta minore emissione di CO2, che resta il parametro su cui le imprese misurano la loro sensibilità ambientale. Però ci sono i blocchi alla circolazione in alcune aree urbane, di cui tener conto. Secondo Gregoire Chové (Arval), «questo aiuterà le flotte ad abbandonare la filosofia one-size-fits-all in favore di una certa personalizzazione, basata sulle reali esigenze del dipendente, sia lavorative sia private».

    Comunque, salvo casi specifici, non ci dovrebbe essere un crollo del gasolio, visto che «i fleet manager – riporta Alessandro Grosso di Fca – valutano le versioni a benzina, ma poi ripiegano comunque sul diesel, che ha un Total cost of ownership più competitivo ed emissioni di CO2 inferiori».

    Ma soprattutto, questo è l’anno del malus, pensato per affondare ancor più le mani nelle tasche degli automobilisti, punendo e scoraggiando chi decide di lasciare un’auto vecchia, inquinante e poco sicura in favore di una nuova e poco inquinante. Si porrà la questione, caso per caso, su chi debba sopportare il maggior costo, se il cliente o il noleggiatore o il costruttore. Questi ultimi si sono già detti disposti ad assorbire in tutto o in parte il malus, ma lo dicono pensando ai clienti delle loro reti, che certo non beneficiano degli sconti che praticano ai noleggiatori. Questi ultimi, tra l’altro, hanno capacità di assorbire parte del malus grazie al beneficio che ottengono dall’usato. Sia importanti concessionari sia il leader dei noleggiatori, Arval, stanno infatti riportando da mesi buone performance dalla rivendita e l’eco-tassa in realtà potrebbe migliorare ancora le quotazioni del secondo mercato.

    Poi ci sono gli incentivi, sulle ibride plug-in e soprattutto sulle elettriche. Si tratta di piccolissime nicchie destinate a raddoppiare le vendite (parliamo di migliaia di pezzi), che potrebbero trovare nelle flotte l’inclinazione green necessaria e soprattutto la disponibilità economica, visto che si tratta di vetture molto costose, sia nel valore iniziale sia in quello residuo, ancora tutto da scoprire e pertanto improntato alla prudenza.

    Il Nlt cresce ma non troppo
    Nel 2018 i clienti delle auto business hanno segnato il passo, con il noleggio a lungo termine (Nlt) a +1% e gli acquisti/leasing a -7%, con 265mila e centomila immatricolazioni rispettivamente, anche se il Nlt ha comunque incrementato la flotta gestita intorno al 14%, secondo le prime analisi del Centro Studi Fleet&Mobility. Come si muoveranno questi clienti nel 2019, alla luce dei fattori esogeni sopra riportati? Storicamente, la congiuntura economica negativa ha favorito il Noleggio a lungo termine, nella misura in cui spinge le imprese a portare fuori bilancio gli asset automobilistici, trasformando gli ammortamenti e l’indebitamento in canoni mensili. Questo meccanismo porterebbe a una crescita stimabile intorno al 5-6% nel segmento delle Pmi, dove il condizionale è d’obbligo, poiché questa domanda arriva all’industria soprattutto attraverso la rete dei broker, che non si stanno rivelando (non tutti e non sempre) all’altezza della complessità del servizio e delle esigenze dei clienti.

    A parte le convenienze economiche, va detto che il battage mediatico del Nlt funziona, in particolare sui privati, da cui «ci aspettiamo un aumento – stima Chové – anche grazie a diversi player assicurativi e bancari che stanno bussando alla nostra porta per distribuire il prodotto. Tuttavia non sarà una crescita così marcata come si prevedeva un anno fa». Anche Fabrizio Quinti (Ford) si aspetta «un rallentamento della crescita del Nlt sui privati, intesi anche come partite Iva». In questo segmento giocano due fattori. Da un lato, dei canoni che potrebbero non essere aggressivi come negli ultimi due anni, anche a causa di una revisione dei valori residui da parte di alcuni grossi operatori. Dall’altro, le pressioni delle reti di concessionari, che vogliono giocare su questi clienti con gli stessi sconti riservati ai noleggiatori e che dunque potrebbero limitare le case, almeno nelle offerte eccezionali.

    «Per le flotte – aggiunge Quinti – non registriamo segni negativi sui rinnovi dei contratti in scadenza, ma piuttosto un’attesa temporanea, dettata dall’incertezza sull’andamento dell’economia nei prossimi mesi». Dunque, la previsione ad oggi è di un lieve calo, in linea con gli ultimi mesi, dovuto anche alla diminuzione del rent-to-rent (noleggi a lungo termine usati come forniture al noleggio a breve). Più ottimista invece la previsione di Alessandro Grosso (Fca) che vede il «Nlt in leggera crescita, ma non così il rent-a-car, sia per le minori pressioni dell’offerta sia perché negli ultimi mesi sono già state immatricolate molte vetture che sono in consegna in queste settimane».

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