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Dossier Timeo danaos et dona ferentes

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    Dossier | N. 61 articoli Una più del diavolo: l'archivio di Mephisto Waltz

    Timeo danaos et dona ferentes

    Zarzuela? Operetta? No, una sorprendente pochade. Una commedia brillante alla Feydeau, con intrighi, equivoci, doppi sensi, colpi ad effetto clamorosi, e veri coup de théâtre da manuale. O meglio, una carnevalata, visto il periodo in cui si è alzato questo sipario.

    Dal gran Milàn alla penisola arabica, con prova generale al suq di Aleppo. Come in una vignetta di Giannelli (o una scena di Johann Strauss) il protagonista scende canticchiando sorridente dall’Austria felix, da solo, alla guida del camion, e dribbla a tutta velocità dagli stretti tornanti dello Stelvio, tagliando ogni curva, mentre nel rimorchio si aggrappano dove possono maestranze, dirigenza, vigilanza, maschere e consiglieri, tutti con la saliva alla bocca. In questo momento di nausea pare non facile decidere se aprire la porta della Sala Gialla, il Sancta Sanctorum del Consiglio di Amministrazione, al novello Re Magio forte dei suoi dollaroni: che peraltro lo stesso Alexander d’Arabia definisce non essenziali e non necessari, perché la Scala storicamente ha un bilancio molto solido. I francesi hanno avuto da Abu Dhabi per il Louvre un miliardo di euro di elargizione, dicesi un miliardo, senza dover cedere alcunché in termini di governance. Trattativa avvenuta tra i due governi. Così s’ha da fare.

    Nel nostro paesello ora deriso e umiliato dalla stampa internazionale compatta, Natalia Aspesi -per la prima volta in accordo con quel demonio della Santanché- si esprime al meglio richiamando al buon senso, nell’impeccabile stile in punta di penna. Tacitiano, invece, Bernard-Henry Lévy, a Milano in settimana per la presentazione al Parenti del suo ultimo “Looking for Europe” (La nave di Teseo) se la cava serrato con un “Vergogna!”. Mentre da Bruxelles il Presidente della commissione Diritti Umani del Parlamento Europeo definisce l’iniziativa “Uno schiaffo alla Milano dei diritti”.

    Infernale coincidenza, l’ultimo Mahler di Riccardo Chailly, replicato per tre sere nella stagione sinfonica del Teatro e all’unisono bastonato dallo spietato blog de LaVocedelLoggione. Ad evidentiam.

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