Niente Scala, per questa volta. Solo Greta. Provate a digitarne il nome su un qualsiasi motore di ricerca. G-r-e... già alla terza lettera vi apparirà per esteso: no, non Greta Garbo. Greta Thunberg, la ragazzina con le trecce che con le sue tenaci manifestazioni per lo sviluppo sostenibile e contro i nefasti cambiamenti climatici ha sorpreso mezzo mondo, facendosi largo nei media, attraendo attenzioni e consensi nelle sfere più alte. Il suo gesto di protesta di saltare le lezioni del venerdì (Friday for future) è stato imitato l’altro ieri da migliaia di studenti, in 1.300 città di 98 paesi del mondo. Per reclamare un futuro sostenibile, aria respirabile, prati verdi, mari puliti.
Ma un’altra manifestazione ci colpisce, da oltreoceano: siamo a Chicago, dove la mitica CSO, virtuosistica orchestra tra le primissime nel mondo, ha cancellato per sciopero i concerti previsti questa settimana. Tre date, dirette da Riccardo Muti. Il quale, a mo’ di diavoletto, non ha esitato a scendere dal podio e a unirsi con passione alla protesta in strada dei suoi musicisti, per la gioia dei fotografi che lo hanno immortalato tra picchetti e cartelli di “ON STRIKE”.
Nel contempo, tornando in volo rapido a noi, non accettabile anzi diabolica, la diffusione di immagini o video privati, in maggioranza femminili, circolanti in maniera selvaggia, senza un minimo di regolamentazione o rispetto, a tutela della privacy. Mica usati con finalità estetiche, tipo la “Maja desnuda” di Goya al Prado, ma brutalmente branditi come “revenge porn”, pornografia vendicativa, spesso ricattatoria. Per i sogghignanti guardoni di Montecitorio, come raccontava in prima Il Fatto di ier l’altro. Molto simili ai vecchi branciconi della “Susanna al bagno” di Tiziano, al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Cyber-bullismo da poveri idioti, da miserabili tamarri, da ineducati tronisti di Isole dei famosi o Grandi fratelli affetti da selfite acuta, una delle peggiori sindromi nevrosiche dell’oggi. Attendiamo Lex, sed dura, dura lex!
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