Era nella «lista» dei possibili amministratori delegati di Acea, la municipalizzata che gestisce l’elettricità e l’acqua di Roma. In quel ruolo cardine l’ex presidente di Acea Luca Lazalone e il consigliere M5S Paolo Ferrara - entrambi travolti dall’inchiesta sulle presunte corruzioni dell’imprenditore Luca Parnasi – volevano piazzare l’avvocato Camillo Mezzacapo, arrestato assieme al presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito con l’accusa di corruzione. La nomina non arriverà mai, ma in compenso risultano 80 incarichi con la società di Roma, per recupero crediti pari a 3 milioni 453mila euro.
Gli atti depositati al Riesame
Sono gli atti depositati al tribunale del Riesame di Roma a fornire nuovi aspetti legati al procedimento che ha travolto il
Movimento 5 Stelle capitolino. L’inchiesta è un filone del più ampio procedimento sul Nuovo Stadio della Roma, che sta portando
alla luce una rete corruttiva a più livelli, che avrebbe interessato diversi esponenti del M5S. È il caso, come detto, di
Luca Lanzalone, uomo forte del Movimento, sponsorizzato a Roma dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e nominato dalla
sindaca Virginia Raggi alla presidenza di Acea. Lanzalone, però, è anche l’uomo dello stadio, indicato dalla stessa Raggi
per il disbrigo delle pratiche sul progetto della nuova arena, tanto cara all’As Roma. Lanzalone è, però, legato a doppio
filo anche a Parnasi - l’ideatore di quel progetto valutato 105 milioni di euro – dal quale, è l’ipotesi dei pm, percepisce
tangenti sotto diversa forma. Parallelamente a Lanzalone c’è De Vito, il potente presidente dell’Assemblea capitolina, numero
due del Movimento 5 Stelle di Roma, anche lui finito nella rete corruttiva di Parnasi. Stampella di De Vito è l’avvocato Mezzacapo,
professionista che incamera consulenze in Acea ma anche con gli imprenditori finiti nell’indagine: i fratelli Claudio e Pierluigi
Toti, Giuseppe Statuto e, dunque, Parnasi.
Mezzacapo ai vertici di Acea
Ora però gli allegati all’indagine evidenziano nuovi aspetti tutti da chiarire. Perché Lanzalone e Ferrara erano pronti a
portare Mezzacapo ai vertici di un’azienda strategica come Acea. Negli atti, infatti, si legge che «nei giorni 28-29 marzo
e 1° aprile 2017» risultano conversazioni tra «Luca Lanzalone con il consigliere Paolo Ferrara, relative alla presentazione
da parte del Comune di Roma della lista per l’individuazione dei componenti dell’organo di amministrazione di Acea». Dalla
lista girata attraverso messaggi di Whatsapp, si legge al numero sei il nome di Mezzacapo, come uno dei possibili ad della
società di Roma.
Gli incarichi con Acea
Mezzacapo non sarà mai nominato in quel ruolo, che invece finirà a Stefano Donnaruma. Ma intanto riesce a comunque a ottenere
80 incarichi grazie a De Vito, al quale « ha consigliato – scrivono gli investigatori negli atti - di continuare ad imporsi
con Stefano il quale, grazie a lui, ha ottenuto l’attuale incarico ma ora potrebbe ricevere ulteriori importanti mansioni
senza dover ricorrere al suo aiuto: “ma Stefano... ha fatto un salto in avanti che pure lui ha capito che tu... per quello
che deve fare lui non gli servi più......(…)… oh... lui è stato il trampolino di lancio”». Lo «Stefano», secondo gli inquirenti,
sarebbe Stefano Donnaruma, che secondo una intercettazioni è stato nominato per volere di Marcello De Vito.
L’avvocato interno: «Mezzacapo mi fu presentato da Donnaruma»
Secondo Alessandra Boccanera, responsabile dell’unità gestione del contenzioso (interna alla funzione affari legali) di Acea
spa, l’avvocato Mezzacapo entra nella società grazie allo stesso Donnaruma. «In che modo Mezzacapo entra negli elenchi Acea?»,
chiedono gli inquirenti, «mi è stato presentato dall’Amministratore Delegato, Stefano Donnaruma – risponde -. Pertanto, l’unità
competente (Credito Corporate) lo ha testato su alcune pratiche di recupero crediti e, avendone valutate le capacità, gli
ha affidato altri incarichi …(…)… inoltre, all’avvocato Mezzacapo abbiamo affidato anche sette contenziosi ordinari».
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