«L’Italia è l’unico Paese al mondo dove per annunciare la nascita di un bambino si dice che è “venuto alla luce”»: la suggestiva osservazione di Stefano Bordone, presidente di Assoluce, accompagna i buoni dati del settore, un tessuto di piccole e micro imprese che ha chiuso il 2018 con un fatturato stabile a 2,2 miliardi di euro. Aziende che da oggi presentano le loro novità a Euroluce, il salone biennale dell’illuminazione: «Questa è un’edizione da record - osserva Bordone -: la superficie espositiva ha raggiunto i 40mila metri quadri, coprendo il 20% di quella totale del Salone, a dimostrazione della crescente importanza di Euroluce».
Per il 2019 il sentiment delle aziende è positivo, anche se sul futuro si stende qualche ombra: «È il mercato interno a preoccuparci: purtroppo gli investimenti si stanno fermando. E in un edificio in costruzione l’ultima cosa che si installa è l’illuminazione. Per questo l’effetto sulle nostre imprese è ritardato rispetto all’inizio del cantiere. Se il settore rallenta ne sentiremo le conseguenze più in là nel tempo», nota. Meglio va l’export, arrivato circa all’80% della produzione: «Gli Stati Uniti stanno andando molto bene, la Russia è ripartita e si stanno aprendo nuovi mercati specie nel Sud Est asiatico». Pur non essendo il primo mercato per produzione (un primato che spetta alla Cina, mentre l’Italia è al quarto posto), nel decorativo il made in Italy ha il suo punto di forza e riconoscibilità: «L’unione di creatività e saper fare è il nostro asset più importante e permette a imprese anche piccolissime di poter seguire progetti importanti».
Tale dimensione non consente di investire in ricerca e sviluppo, ma spinge a ingegnarsi per sfruttare e combinare nuove tecnologie e artigianalità: «Investiamo soprattutto nel tempo, quello necessario per trovare nuove soluzioni - aggiunge Bordone -: per esempio come impiegare le tecnologie led o oled oppure l’Internet delle cose. Le nostre aziende sono un po’ degli atelier». Atelier dove prendono forma anche stili. Quest’anno, per esempio, segna un consistente ritorno del vetro, di un nuovo gusto per la matericità, la forma e anche uno dei materiali principe per l’illuminazione: vetro come quello del globo della nuova collezione “Vitruvio” by Atelier Oì di Artemide, e che viene esaltato anche in versione soffiata nella lampada “Madre” di Andrea Anastasio per Foscarini e nella linea “Noctambule” firmata Konstantin Grcic per Flos. Un altro sintomo della tendenza a ricercare le sicurezze nel passato sono forme meno futuribili, più “conservative”: lo esprime il marmo vintage delle lampade di Tato e la semplicità senza tempo di “Tubino” e “Firefly”, disegnate da Matteo Thun per Panzeri.
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