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Dossier Il Satellite resiste anche all’ondata del social design

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    Dossier | N. 16 articoli Le sfide del design

    Il Satellite resiste anche all’ondata del social design

    (Foto: Salonemilano.it)
    (Foto: Salonemilano.it)

    Uno spazio per mettere in vetrina le idee più nuove, plasmate da quei giovani talenti che rappresentano una linfa necessaria all’evoluzione del design. Da 22 anni, quando è stato fondato, il SaloneSatellite ha assunto il ruolo di vetrina degli emergenti nell’ambito della manifestazione milanese: uno luogo interamente dedicato a creativi (selezionatissimi, con un limite di partecipazione a tre edizioni) che si affacciano sulla scena del design arrivando da ogni parte del mondo, magari con pochi prototipi, ma senza dubbio carichi di energia.

    L’edizione 2019 del Satellite - allestito ai padiglioni 22 e 24 della Fiera di Milano-Rho, con ingresso libero anche per il pubblico di non addetti ai lavori - ospiterà circa 550 tra creativi e brand in uno spazio di oltre 3mila metri quadrati. Il fil rouge “tematico” dei prodotti che verranno presentati - alcuni dei quali sono nelle foto in pagina - è il rapporto tra l’alimentazione e il progetto, complice la tecnologia. Il cibo viene immaginato come fosse un oggetto di design ( lo slogan è proprio “Food as a design object”) del quale vanno ripensati i metodi di produzione, imballaggio, trasporto e consegna, anche in relazione all’impatto sull’ambiente e ai cambiamenti climatici. Il Satellite,in un contesto ampio e variegato come quello del Salone, è lo spazio in cui farsi notare. Lo è sempre stato. E con risultati positivi.

    «Noi ci affacciavamo al mercato in un’epoca in cui non esistevano i social - racconta Diego Grandi, designer che ha “spiccato il volo” proprio dal Satellite, edizione 2000 - e quindi l’incontro con i compratori in Fiera, il rapporto diretto, era fondamentale. Il Satellite mi ha dato sicuramente un’occasione importante». Grandi, che all’epoca presentò i “Mapper. Tappeti satellitari” e, invece, al Salone 2019 presenterà un’installazione con Ceramica Azzurra e Davines, continua ad andare al Satellite per fare scouting, nonostante il lavoro della maggior parte dei giovani designer oggi possa essere “osservato” già sui social: «Il Satellite rimane un ottimo strumento per misurare la temperatura della creatività contemporanea - spiega il titolare dello studio Dgo -; mi piace osservare l’approccio delle giovani generazioni al progetto anche se oggi vedo cose fin troppo perfette». Anche Gabriele Pardi e Laura Fiaschi, fondatori e anima di Gumdesign, ricordano un SaloneSatellite fatto di prototipi il cui «senso di “non finito” determinava un vero elemento innovativo», dicono. La loro esperienza risale a vent’anni fa: «Nel 1999 il Salone Satellite era probabilmente l’unica opportunità offerta al giovane designer per mostrare il proprio lavoro e per entrare in contatto con il mondo del design: un vero e proprio “laboratorio” con caratteristiche vicine alla ricerca ed alla sperimentazione». Per loro ha rappresentato un trampolino di lancio : «Ha significato molto per la nostra crescita professionale; ha aperto porte con le aziende, i designer e la stampa permettendo di costruire una nostra prima identità, una nostra prima riflessione sul tema design». Il loro percorso professionale si è evoluto in più direzioni:architettura, grafica, eventi, art direction. E hanno un brand autoprodotto, LaCasa di pietra, pensato per esaltare l’artigianato italiano: conta 60 collezioni che coinvolgono circa 40 artigiani e sarà protagonista con i nuovi prodotti al Salone 2019, presso Meroni&Colzani.

    Filip Gordon Frank, designer che vive e lavora a Zagabria, ha partecipato al Satellite esattamente 10 anni dopo Gum design, con la lampada “Mini me”: «Era la prima volta che andavo a una fiera per presentare i miei prodotti - dice - e devo ammettere che avevo quasi paura. Una volta arrivato le cose hanno cominciato a ingranare, ho conosciuto molte persone e ho potuto mostrare i miei prodotti. Penso di aver guadagnato molta fiducia in me stesso grazie a quell’esperienza. Poi, ovviamente, ho stretto contatti utili e mi ha aiutato in termini di visibilità». Dopo il Satellite, Filip ha anche deciso di produrre da sè le proprie creazioni: «Ho iniziato a farlo nel 2012; oggi il mio obiettivo è di potenziare lo showroom che ho aperto a Zagabria». Il Salone, per lui, è un punto fisso:«Ho partecipato molte volte, sia in Fiera sia al Fuorisalone, e continuerò a farlo».

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