In questi tempi assai luciferini il Parlamento dà licenza a chiunque di sparare, come nell’America della Sfida all’O.K. Corral, con Burt Lancaster e Kirk Douglas, o piuttosto come il Vendicatore della Notte, Charles Bronson. Per contro, dopo un sorprendente litigio tra dame in Parlamento, è stato approvato all’unanimità un forte giro di vite su chi usa il telefonino come fosse una colt, per riprendere video di impudiche intimità allo scopo di autoeccitarsi a comando, o per farsi vanto con guardoni delle proprie scorribande maniacali. Fino alla vigliaccheria di lanciarli in rete per vendicare un abbandono della partner, che verrà così ghettizzata dalla società (fino a indurla talvolta al suicidio). Così oggi e domani. E ieri?
Prendiamo il caso Richard Wagner, che come tutti sanno il 25 dicembre 1870 preparò una sorpresa per Cosima, la figlia di Liszt, più giovane di 24 anni, schierando una cinquantina di orchestrali lungo lo scalone della villa di Tribschen, per accogliere la moglie al risveglio con una nuova musica paradisiaca ( povero diavolo, cosa mi tocca dire...): l’Idillio di Sigfrido, sublime per dolcezza e intensità d’amorosi sensi. Era il suo dono di compleanno, nel nome dell’ultimo dei tre figli. Momento toccante, citato da Luchino Visconti. Un bel contrappasso, rispetto alla spazzatura del “revenge porn” odierno. Ma anche una sfacciata impudenza, perché pare che il Maestro di Bayreuth avesse già inscenato il medesimo coup de theatre per un precedente amore. Humanum una prima volta, diabolicum il bis.
Come del pari diabolicum vedere oggi Riccardo Chailly nella Manon Lescaut (a parte la solita trovata di ripescare la prima versione che non sembra più nemmeno di Puccini, che infatti la sostituì) non impedire al regista, sui fischi finali, di precipitare nella buca del suggeritore. Il direttore lo chiede per sentirsi al sicuro coi cantanti. Ma qualcuno gli dica che non si usa più. Soprattutto in Scala e nei migliori teatri.
Nihil facilius!
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