Per la pace fiscale si avvicina l’ora delle scelte. Tra un paio di settimane – il 30 aprile – scade il termine per aderire alla rottamazione-ter e al saldo e stralcio (cioè la versione più conveniente della rottamazione, riservata ai soggetti con Isee ridotto). Entro il 31 maggio, invece, chi ha un contenzioso in corso con il Fisco deve decidere se sfruttare la chance di chiudere la lite, con uno sconto che è tanto più alto quanti più round si è aggiudicato il contribuente.
Sono le sanatorie più di massa delle dieci introdotte tra decreto fiscale collegato e manovra di fine anno. Soprattutto sulle cartelle le adesioni alle due precedenti edizioni sono state elevatissime: per la prima edizione sono corsi addirittura 1,5 milioni di contribuenti a presentare la domanda mentre per la seconda sono stati poco più di 950mila. Un segnale che la possibilità di chiudere i conti con il Fisco (e non solo) senza pagare sanzioni e interessi di mora è stato un invito per molti. E il trend è elevato anche per le ultime due: finora sono 605mila le istanze per la rottamazione-ter e 105mila per il saldo e stralcio.
La riapertura per i «decaduti»
Certo, lungo la strada non tutti poi hanno mantenuto (o hanno potuto mantenere) l’impegno a saldare alle scadenze previste.
E proprio le scadenze di pagamento (al massimo cinque) hanno rappresentato uno dei limiti principali, a detta di contribuenti e addetti ai lavori, per la piena sostenibilità del
piano di estinzione del debito. In aggiunta all’impossibilità di prolungare ulteriormente i termini di pagamento l’altro
forte vincolo delle prime due edizioni è stato individuato nella mancanza di un margine di tolleranza per chi fosse arrivato
con un leggero ritardo all’appuntamento con la scadenza.
Due limitazioni che hanno poi obbligato a correzioni di rotta in corsa con provvedimenti di legge per recuperare i cossiddetti «decaduti», ossia chi non aveva pagato il dovuto entro i termini. Da ultimo, basti ricordare la finestra di rientro nella nuova edizione della sanatoria per chi non aveva versato entro il 7 dicembre 2018 le rate della rottamazione-bis. Anche se non c’è stato un coordinamento per questi ultimi con la definizione liti pendenti, quindi se oltre alla cartella avevano anche un contenzioso tributario aperto non potranno chiuderlo con lo sconto della pace fiscale.
Più tempo per le rateazioni
Le due limitazioni relative a numero di rate e mancata tolleranza sui ritardi sono state superate con la pace fiscale. Per
chi entra nella rottamazione-ter ex novo c’è la possibilità di dilazionare i pagamenti fino a un massimo di 18 scadenze consecutive su un arco temporale di cinque anni, con le prime due da “onorare” entro il 31 luglio e il 30 novembre 2019. Un po’ più ristretto - ma comunque notevolmente più ampio rispetto alle precedenti edizioni - il piano per chi arriva dalla
rottamazione-bis, che avrà a disposizione dieci rate per completare tutti i pagamenti.
Salvi i mini-ritardi
L’altra novità è rappresentata dall’introduzione del concetto di «lieve inadempimento», ossia saranno ammessi i ritardi fino
a cinque giorni (a partire dalla prima scadenza del 31 luglio) rispetto al termine prefissato senza che questo comporti né la decadenza dalla
definizione agevolata dei ruoli né l’applicazione di interessi aggiuntivi.
A proposito di interessi, però, va ricordato che i contribuenti (quindi quasi la totalità) con piani di pagamento scaglionati su più appuntamenti dovranno versare nell’importo delle rate successive alla prima, a partire dal 1° agosto 2019, un tasso di interesse nella misura del 2% annuo.
© Riproduzione riservata