Uno spettro si aggira per l’Europa: la richiesta dei danni di guerra. A 74 anni dalla fine del conflitto mondiale la Grecia è pronta a chiedere alla Germania 290 miliardi di euro e la Polonia pare disposta a seguirla. E questo anche se le operazioni belliche in Grecia le ha cominciate l’Italia (volevamo spezzarle le reni!) e se nel 1960 i tedeschi versarono ad Atene 50,8 milioni di dollari per tale motivo.
Il premier Alexis Tsipras ha riaperto la questione invocando il «dovere storico e morale» che aiuterebbe i discendenti degli Achei a «chiudere al più presto le ferite del passato». Per le quali, è noto, i soldi sono un medicamento portentoso. C’è da preoccuparsi: l’Italia, piena di debiti, rischierebbe, per esempio, di ricevere dalla Turchia un conto per i cavalli di San Marco, rubati dai veneziani a Costantinopoli. Inoltre il comune di Roma, che forse ha problemi di liquidità, avrebbe l’Egitto addosso per gli obelischi che si trovano, tra l’altro, all’Esquilino, in piazza San Giovanni al Laterano, al Pincio, in piazza del Popolo; senza contare Quirinale e piazza Navona (per quello in Vaticano se la sbrighi la Santa Sede).
Di contro, potremmo chiedere alla Francia i danni per i furti di Napoleone e ai tedeschi quelli per il Sacco di Roma del 1527 (ci ripaghino la reliquia della Veronica!). E inoltre - che diamine! - dovremmo strattonare la Tunisia: ci ha dato i rimborsi per le guerre puniche scatenate da Cartagine? L’Europa, che non gode di ottima salute, ha troppa storia e rischia di tirare le cuoia senza gli sforzi dei sovranisti.
(Modesto Michelangelo Scrofeo)
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