Non c’è dubbio che la finanza sia a oggi l’ambito prioritario di applicazione della blockchain, la tecnologia del distributed ledger diventata famosa per il bitcoin, l’applicazione nata per creare un’economia che potesse fare a meno del sistema finanziario. Ma le banche stesse sembrano aver capito che dietro la sfida della criptovaluta più famosa c’è anche la realtà di una tecnologia che può creare valore vero anche per loro. La finanza rappresenta quasi la metà dei progetti globali, secondo l’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano.
Il sistema italiano è in prima fila nello sviluppo di sperimentazioni in questo campo. È nato in seno ad Abi Lab il progetto Spunta Banca Project per l’applicazione della blockchain alla spunta interbancaria, entrato in pre-produzione a febbraio. A oggi 18 banche, che rappresentano il 78% del mondo bancario italiano in termini di dipendenti, partecipano alla sperimentazione sviluppata da Ntt Data e Sia sulla piattaforma Corda di R3. L’ambito di applicazione della spunta interbancaria, che verifica la corrispodenza delle attività che interessano due istituti diversi, è stato scelto da Abi Lab perché si tratta di attività a bassa standardizzazione, basso impatto sull’attività di business e con modalità operative non avanzate. Insomma è un carico di inefficienza e di lungaggini per gli istituti che vedrebbero di buon occhio la possibilità di risolvere con una piattaforma di automazione e certificazione delle attività.
Ma non è l’unica applicazione della blockchain in ambito bancario. Un mese fa UniCredit ha finalizzato la prima transazione commerciale sulla piattaforma we.trade, basata su blockchain, a cui partecipa insieme ad altre otto banche europee, in un progetto finalizzato alla digitalizzazione e tracciatura dell’intero processo di una transazione, dall’ordine alla consegna fino al pagamento. Ma i prossimi mesi potrebbero essere decisivi per la concretizzazione di sistemi di pagamento, certificati e in tempo reale, via blockchain anche per le banche. Da apripista potrebbe fare Jp Morgan. Ma anche Facebook, pur non essendo un attore bancario, sta sviluppando progetti simili.
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