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Dossier Il canale online vale un terzo di un mercato ancora in frenata

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Dossier | N. 36 articoli Investire in orologi

Il canale online vale un terzo di un mercato ancora in frenata

Un immagine dell’evento organizzato in occasione del Salone del mobile da Girard-Perregaux con il supporto di Engel & Völkers Commercial
Un immagine dell’evento organizzato in occasione del Salone del mobile da Girard-Perregaux con il supporto di Engel & Völkers Commercial

In Italia il mercato degli orologi nel 2018 ha chiuso la sua corsa a 1,37 miliardi di euro, segnando una flessione del 6,2% rispetto al 2017. Questo è il dato più eclatante emerso dall’annuale ricerca commissionata da Assorologi (Associazione italiana produttori e distributori di orologeria) a Gfk (azienda internazionale leader nelle ricerche di mercato) che fotografa lo stato di salute del mondo delle lancette nello Stivale.

Il segno negativo vale sia per il valore sia per la quantità di pezzi venduti, che nel 2018 sono stati circa 6,5 milioni (-2,9% sul 2017). Cala anche il prezzo medio degli orologi venduti in orologerie e gioiellerie alla clientela italiana, che da 220 passa a 212 euro. La cifra invece aumenta se si conta anche il contributo degli stranieri, da 236 a 245 euro. Sempre considerando il canale di vendita fisico e cosiddetto tradizionale non si può non notare quanto questo sia in costante difficoltà: ora vale il 44,5% in quantità del mercato (46% nel 2018) e il 48% in valore (50% l’anno scorso). «Siamo di fronte a un mercato complesso ad andamento variabile, al cui interno vi sono segmenti che soffrono e altri che non mostrano segnali di fatica. Il dato globale serve comunque a dare un punto di riferimento e parla di un andamento stazionario, ma difficile da mantenere», commenta Mario Peserico, presidente di Assorologi. Le percentuali perdute dal retail fisico, vengono conquistate in parte dal web che rappresenta ormai un terzo del mercato italiano. Siti ufficiali delle marche, aste e portali e-commerce dal 28,2% sono saliti al 29,4% in quantità, mentre scendono dal 23,5% al 21,1% in valore. «Nessuna sorpresa sul fronte del canale Internet, se non il leggero calo a valore che conferma l’utilizzo preferenziale di questo canale per i prodotti di fascia medio-bassa, mentre guardiamo con attenzione alla perdurante fase difficile che affligge il canale tradizionale delle orologerie, che oramai veicola stabilmente meno della metà del mercato sia a quantità che a valore», continua Peserico.

I driver di acquisto di un segnatempo per gli italiani si confermano principalmente l’apprezzamento del design (38%), il prezzo conveniente (33%) e la brand awareness della marca (27%). Il prezzo conveniente diventa la prima motivazione per l’acquirente online (46,3% in quantità e 45,5% in valore). Altro dato interessante è che la maggioranza degli orologi viene acquistata direttamente per sé stessi (56% in quantità e 63% in valore). Benché il momento dell’acquisto sia sempre più slegato dalle ricorrenze tradizionali come Natale e San Valentino, dicembre resta ancora il mese prediletto per comprare un orologio, anche se ormai vale molto meno rispetto al passato (22,6 % in valore e 22,9% in quantità).

La ricerca di Gfk getta uno sguardo sul futuro anche indagando sulle intenzioni d’acquisto degli italiani per l’anno corrente: il 5,3% di chi ha comprato un modello nel 2018 (circa 3 milioni di persone) prevede di acquistare un orologio nel 2019. L’anno passato la percentuale di consumatori era del 7,5%. «Siamo realisti e restiamo con i piedi per terra: anche se l’Italia rimane uno dei principali mercati mondiali per l’orologeria, non ci nascondiamo insidie e difficoltà, che le nostre aziende stanno affrontando con determinazione e capacità di investimento. Forse - conclude Peserico - è questa la strada per un mercato più qualitativo dove il mix di tradizione, tecnologia, design, innovazione, comunicazione e servizio al cliente gioca un ruolo sempre più determinante».

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